Campi Flegrei, ecco il metodo per monitorare le aree vulcaniche

La tragedia di settembre della Solfatara, i continui tremori del sottosuolo, il terremoto che ha colpito Ischia e le recenti polemiche sui controlli e le risorse a disposizione dei ricercatori che monitorano costantemente i movimenti della crosta terrestre, hanno portato alla nascita di un nuovo studio sulle fumarole dell’area sulfurea Pisciarelli.

La ricerca, che si chiama Fumarolic tremor and geochimical signal during a volcanic unrest, (titolo inglese originale) è stata pubblicata il 19 ottobre ed è a cura di Giovanni Chiodini, F. Giudicepietro, J. Vandemeulebrouck, A. Aiuppa, S. Caliro, W. De Cesare, G. Tamburello, R. Avino, M. Orazi, e L. D’Auria. La traduzione è riportata da Meteo Vesuvio.

Questo studio ha dimostrato l’aumento dell’intensità del tremore fumarolico, causa dei recenti tremori sismici della zona. Il fenomeno sarebbe causato da un “rafforzamento del trasporto del gas, da un sistema idrotermale, a valori di temperature e pressione più elevati“.

In pratica la ricerca ha dimostrato che “il monitoraggio del tremore generato dalle fumarole può aprire la strada al monitoraggio in tempo reale e interpretare l’evoluzione di un continuo disturbo idrotermico-magmatico, completando così le informazioni provenienti dalle indagini periodiche sul gas. Il nostro nuovo metodo di monitoraggio delle fumarole, basato su tecniche sismiche ben consolidate, è potenzialmente idoneo per catturare segnali di disordini in qualsiasi vulcano attivo, anche in quelli remoti“.

Uno studio multidisciplinare sul tema, che ha messo in relazione il tremore sismico registrato sulle fumarole con le variazioni chimiche dei gas e termali dell’area, ha dimostrato “l’esistenza di una chiara relazione tra fasi di aumento del tremore sismico ed anomalìe geochimiche, di pressione e di temperatura. La relazione è così evidente che viene proposto un modello di monitoraggio in tempo reale delle fumarole efficace ed in grado di essere facilmente utilizzato per catturare segnali di risveglio di vulcani situati anche in aree remote“.

Principalmente i monitoraggi sono stati eseguiti nella fascia oraria compresa tra mezzanotte e le 4 del mattino, fascia oraria con minore disturbo antropico. La differenza di questo studio, rispetto a quello di Moretti, è che “i due modelli adottati restituiscono valori di temperatura e pressione delle fumarole differenti: solo quello adottato da Chiodini è tuttavia compatibile col tremore sismico fumarolico registrato“.

 

redazione

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