Scampia

“La gente di Forcella non si caccia, si rispetta”, così è iniziata la faida tra i Giuliano e i Contini

Era il 24 agosto 1984, Vincenzo Attardo come ogni giorno sta vigilando sulle attività della sala da gioco che il clan Contini gli ha affidato. Gli affari vanno bene, all’interno c’è molta gente, tuttavia le cose non vanno proprio come dovrebbero. I soldi da guadagnare sono ancora pochi e nell’ultimo periodo il numero di clienti è calato. Dopo un’indagine interna, Attardo ha capito quali sono le cause di questo momento negativo. La “Mercante” della bisca, Giulia D’Alpino, disperde le persone che vogliono andare a giocare. In pratica, non solo non le porta più dai Contini, ma li fa andare dalla concorrenza, nelle sale gestite dai fratelli Giuliano di Forcella.

Attardo è furioso, non può permettere che la donna faccia tutto questo in casa sua, urgeva un provvedimento e anche in fretta. Si sa, nel mondo criminale contano la velocità e la determinazione. Più si è rapidi e decisi, più il segnale che si vuole dare ai rivali e ai propri affiliati è efficace. Così Attardo è entrato nella bisca, ha preso in malo modo la D’Alpino, l’ha strattonata, l’ha spinta, le ha urlato contro qualsiasi tipo di insulto. Lei era spaventata, non sapeva come reagire a quel comportamento violento e inaspettato allo stesso tempo. Poi Attardo l’ha cacciata via dalla sala da gioco, intimandole di non farsi più vedere.

Sono passate una manciata di ore che nella bisca gestita da Attardo hanno fatto il loro ingresso Raffaele GiulianoGennaro GiglioAntonio Paglionico (marito della D’Alpino) e altri due uomini. Si sono avvicinati all’uomo dei Contini e senza pensarci due volte hanno iniziato a pestarlo a sangue, l’hanno massacrato di botte, poi l’hanno portato al centro della sala, in modo tale che tutti i presenti potessero guardare. Gli hanno preso e bloccato una mano per poi mozzargli un dito, un taglio netto. Il sangue è iniziato a uscire dall’arto mutilato e le urla di Attardo si sono sentite per diverse centinaia di metri di distanza. A quel punto il gruppo punitivo si è recato all’uscita, ma prima di andare via dalla bisca, Giuliano ha pronunciato queste parole: “La gente di Forcella non si caccia, si rispetta“.

A sinistra Eduardo Contini. In alto da sinistra, Luigi, Guglielmo, Carmine, Salvatore, Raffaele Giuliano e Patrizio Bosti

È stato questo episodio a far scoppiare la faida tra il clan Giuliano e il sodalizio dei Contini. Tra Luigi Giuliano, ‘Re di Forcella, e Eduardo Continio Romano, non è mai corso buon sangue. Fin dai primi incontri, quando Giuliano era già un boss potente e Contini un giovane e promettente criminale, tra i due non è mai scattata una grande simpatia. Così con la crescita del clan di ‘ò Romano, gli attriti tra le due famiglie sono stati inevitabili.

Ma la risposta del clan Contini non si è fatta attendere. Dopo qualche giorno, il 2 settembre, i fratelli Giglio dovevano andare a Perugia per presenziare al funerale di uno zio. Mentre sono andati a prendere la propria auto sono stati sorpresi da Eduardo ContiniPatrizio BostiSalvatore BottaVincenzo Attardo con il figlio GaetanoGiuseppe Del Piano. Il gruppo di fuoco avversario aveva aspettato i fratelli Giglio al varco, ne conoscevano i movimenti. Li hanno aggrediti e ammanettati. Poi li hanno portati in un grande avvallamento nei pressi di Capodichino e dopo averli interrogati li hanno uccisi. Due colpi alla testa per Gennaro Giglio, un colpo di lupara per il fratello Antonio. Infine, per concludere degnamente l’agguato, hanno scaricato contro i corpi ormai senza vita gli interi caricatori delle proprie pistole.

Ma, evidentemente, i Giuliano avevano sottovalutato la forza del clan rivale. I “padroni” di Forcella sono rimasti spiazzati dalla feroce reazione dei Contini, ormai definitivamente protagonisti della scena camorristica napoletana. Così il sodalizio di ‘o Romano ha dato il colpo di grazia ai propri nemici. Non è passato neanche un giorno che il 3 settembre Patrizio Bosti, travestito da guardia giurata, si è aggirato per i vicoli di Forcella. Ha individuato il suo obiettivo, Vincenzo Avigliano. Lo ha visto mentre stava bevendo un aperitivo. Gli si è avvicinato alle spalle e lo ha colpito con quattro colpi di pistola alla testa, per poi finirlo all’interno di un bar.

Essere stati colpiti nel cuore del proprio territorio è stato per il potente clan Giuliano un colpo duro da incassare e sopportare. L’escalation di violenza portata avanti dal clan Contini è stata talmente fulminea che l’omicidio di Avigliano è rimasto senza vendette. ‘o Romano aveva vinto la sua prima faida e mentre i ‘Re di Forcella erano sulla via del declino, Contini Bosti avevano appena cominciato la loro ascesa nel mondo della camorra napoletana.

redazione

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