Concetta Serraro si era fidata per l’ultima volta di Rosario Orbinato quando era salita con lui sulla sua Vespa per non tornare mai più a casa. Il giovane, non accettando l’ennesimo rifiuto della ragazza, l’aveva accoltellata con cinque pugnalate per poi gettarla dalla Grotta di Seiano a Posillipo in un dirupo sulla baia di Trentaremi.
Era il 25 settembre del 1990 quando si consumava quello che è passato alla storia come il delitto della Baia di Trentaremi, in cui perse la vita la giovane Titti colpevole di aver rifiutato Rosario, il ragazzo che conosceva da una vita e che più volte, con insistenza, aveva provato a iniziare con lei una relazione. Titti e Rosario abitavano nello stesso quartiere e avevano frequentato le stesse scuole. Di certo non erano degli estranei, e forse è proprio per questo che la 18enne non aveva avuto paura quel martedì sera di andare a fare un giro con lui in Vespa a Posillipo, su quella collina che tanto voleva vedere, come aveva raccontato qualche giorno prima di morire alla sorella. Una gita che però ha avuto un tragico epilogo.
Con Rosario già c’erano stati problemi in passato, infatti un giorno aveva deciso di troncare i rapporti con lui perché aveva provato a violentarla. Da quel momento i due avevano smesso di frequentarsi. Entrambi avevano cominciato nuove relazioni, quella di Rosario finì dopo poco poiché la sua fidanzata lo tradì. Un altro dolore nella vita del 20enne, garzone di un macellaio, con una madre prostituta e un padre fuggito quando era ancora in fasce. I genitori di Titti non avevano mai approvato la loro amicizia, ma mai avrebbero immaginato che quel giovane riccio biondo avrebbe un giorno assassinato brutalmente la figlia.
E invece, nonostante gli scontri passati, quella sera Titti aveva deciso comunque di andare a fare una passeggiata con Rosario, fiduciosa che l’amico fosse cambiato. Ma invece al 20enne era rimasta un’ossessione nei suoi confronti così, una volta raggiunta la Grotta di Seiano il giovane era tornato all’attacco: “Hai capito che ti voglio sposare?“. Ennesime avances a cui Titti aveva risposto: “Non è possibile. Mi ricordi tutte le mie delusioni, ma ti voglio bene. Credimi, non è possibile“. Questa volta, però, Rosario dinanzi al rifiuto non ci avrebbe visto più, tornando indietro con un coltello che era riposto nel cassetto della Vespa e colpendola più volte. Titti avrebbe provato a fuggire, correndo verso lo strapiombo, ma il suo assassino l’avrebbe raggiunta infliggendole altre coltellate e, infine, gettanola nel vuoto. Il corpo della 18enne fu trovato la mattina seguente da un ragazzo che vendeva le bibite nella baia di Trentaremi visitatori.
Bastò poco agli investigatori per arrivare a Orciano che, dopo un fitto interrogatorio durato 10 ore, aveva confessato tutto e dato indicazioni utili sul dove ritrovare l’arma del delitto. Agli investigatori disse che Rosaria avrebbe dovuto dirgli di sì, non poteva sopportare un altro rifiuto.
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