La stagione 1928-1929 fu l’ultima in cui le squadre più forti d’Italia giocarono due gironi separati, per poi affrontarsi in una finale che avrebbe decretato la squadra vincitrice dello scudetto. Per la cronaca, quell’anno lo scudetto lo vinse il Bologna, capace di distanziare la Juventus nel suo girone, e di domare il terribile Toro, vincitore dell’altro girone. Per la radiocronaca, bisognerà aspettare l’ultima di campionato, ed il genio napoletano.
L’ultima affermazione, ci rendiamo conto, suonerà vagamente incomprensibile, ma è quanto accadde davvero quell’anno: la prima radiocronaca, a Napoli. L’occasione era speciale, perchè il Napoli si giocava l’accesso alla Serie A girone unico. Si era consapevoli sin dall’inizio che quell’anno non bisognava assolutamente incappare in una stagione negativa.
L’accesso al girone unico della Serie A era garantito infatti solo ad otto squadre per ogni girone, e non c’era da stare tranquilli se l’anno precedente il Napoli era giunto solo nono (su undici). Il presidente fece allora il classico “sforzo economico”, e comprò Buscaglia e Pampaloni. I due ringraziarono la fiducia con un bottino di 12 gol l’uno, e 7 l’altro.
Nonostante l’ottimo rendimento dei nuovi acquisti, e la straordinaria stagione dell’ispiratissimo bomber Attila Sallustro, che di gol ne segnò ben 22, il Napoli non riuscì ad andare oltre l’ottavo posto. Ottimo, qualificati per la serie A! Non ancora. Ottava in quel girone arrivò anche la Lazio, che collezionò gli stessi 29 punti del Napoli. Sarebbe stato spareggio.
Campo neutro, ovviamente: Milano, nel nuovissimo stadio San Siro. La cornice era di prestigio. I ventidue in trasferta avrebbero ricevuto l’incoraggiamento di 5000 tifosi. Pochi, si potrebbe pensare. Ma guardate un attimo la data della partita: 23 Giugno 1929. Allora le trasferte dei tifosi non si organizzavano comprando un biglietto su internet.
Per comprare un biglietto del treno c’era chi pianificava i successivi 12 mesi di risparmio. Non conosciamo la durata della tratta Napoli-Milano, ma c’è da scommetterci, le professate attuali quattro ore e un quarto, avrebbero fatto ridere, o alla peggio, si sarebbe pensato ad un trasporto aereo alieno all’interno di astronavi molto molto aerodinamiche.
I viaggi a quei tempi erano lunghi ed estenuanti. E onerosissimi. Per i tifosi come per gli inviati. A dirla tutta, i viaggi erano così costosi che gli inviati sportivi nemmeno esistevano. Per i giornali pagare gli spostamenti dei loro giornalisti, di volta in volta, in città diverse, era un investimento che evidentemente, per un semplice “giuoco” come quello del calcio, non valeva la candela.
Per lo spareggio Napoli-Lazio, però, il Mezzogiorno Sportivo, giornale amatissimo, decise di fare un’eccezione, e mandò a Milano un giornalista con il compito di annotarsi tutte le fasi della partita, per poi riproporle in un articolo che avrebbe visto la luce il giorno dopo, dando ai napoletani la lieta o la triste novella, a seconda dell’esito della partita.
La notizia si sparse a macchia d’olio: c’era qualcuno a Milano che poteva essere gli occhi di tutta Napoli. Piazza Umberto I, proprio di fronte alla sede del Mezzogiorno Sportivo, si riempii di una piccola folla, che diventò col passare dei minuti sempre più grande, fino a rappresentare una succursale improvvisata di San Siro.
Perché così tanta gente s’era riunita sotto la sede del giornale, è facile immaginarlo. Erano tutti lì nella speranza che filtrasse qualche indiscrezione, che qualcuno desse loro notizia di come stavano andando le cose a Milano. In mancanza di Internet, in mancanza di PAY TV, in mancanza di tutto, ci si doveva sentire davvero frustrati a dover aspettare 24 ore, prima di sapere se si fosse o meno entrati in Serie A.
Bastò in realtà aspettare molto meno. Quando il giornalista da Milano fece una rapida telefonata a Napoli per aggiornamenti, gli riferirono che di fronte alla sede del giornale s’era radunata una certa quantità di gente. Quella telefonata non fu poi così rapida. Inizialmente si rise, probabilmente, da entrambi i capi del telefono. Ma poi, l’illuminazione.
Perché non dare ai tifosi ciò che chiedevano? Il piano fu improvvisato, ma funzionò perfettamente: il giornalista informava Michele Buonanno circa le novità sulla partita, via telefono, Buonanno stenografava quanto appreso e lo faceva pervenire a Felice Scandone (altro collega in redazione), Scandone si affacciava dal palazzo del giornale e informava in leggera differita i tifosi napoletani.
Chissà cosa avrà provato quando fu costretto ad annunciare il gol della Lazio, che inizialmente condannava il Napoli a restare fuori dalle 16 protagoniste della Serie A. Si rifece in animo al pareggio di Attila, quel Sallustro che così tante gioie aveva dispensato durante la stagione. E esplose di gioia insieme agli astanti al gol di Innocenti, che sanciva la provvisoria vittoria.
La girandola delle emozioni non era finita lì. La Lazio riuscì a pareggiare. Supplementari (tempi suppletivi, come si diceva allora). Il risultato resta invariato. I rigori non erano un’opzione, ai tempi. Il tutto era rimandato ad una successiva partita in data da destinarsi. Si optò per il 30 giugno, ma quella partita fu prima rimandata, e poi annullata.
Motivo? Si decise di estendere la Serie A a 18 squadre, non più a 16. Ragion per cui passarono entrambe, Napoli e Lazio, insieme alla Triestina, dall’altro girone. Restò di quella storica partita del 23 Giugno lo storico passaggio in Serie A a girone unico, e la prima radiocronaca della storia calcistica italiana. Poco radio, poco cronaca, ma molto napoletana, per l’estro della trovata, la realizzazione improvvisata, e la passione che determinò l’idea.
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