Scampia

Palazzo crollato ai Quartieri Spagnoli, il progetto di ricostruzione è in attesa di una sentenza del Tribunale

Il terremoto del 23 dicembre del 1980 ha danneggiato un palazzo dei Quartieri Spagnoli definitivamente crollato nel 1994. Nel 2009 è stato approvato un progetto di ricostruzione e ad oggi, aprile 2017, non è ancora cambiato nulla. Sulle macerie dell’edificio che si trova tra vico lungo Montecalvario, vico Canale e vicoletto della Tofa, regnano ancora sporcizia e degrado. Uno spazio abbandonato e autogestito dai residenti che è diventato negli anni una vera e propria discarica a cielo aperto. Nel cuore del centro di Napoli quest’area rappresenta anche un pericolo per gli scugnizzi che si divertono a scavalcare, entrare ed uscire da questo luogo, rischiando spesso per la propria incolumità.

E se l’iniziativa del consigliere della seconda municipalità Salvatore Iodice che prevedeva (dopo la pulizia dello spazio) l’installazione di due porte per trasformarlo in un campetto da pallone per i ragazzi del quartiere, è stata bloccata perché “la gente del posto non ha voluto e ci ha allontanato“, il progetto di ricostruzione dello stabile è invece in fase di stallo da ben 8 anni. L’unica novità rispetto al crollo avvenuto nel 1994 è l’innalzamento di un muro da parte dei residenti per impedire ai bambini di farsi male e di evitare l’accumulo di rifiuti.

In effetti, i lavori che avrebbero dovuto consentire la realizzazione di un nuovo edificio sono stati approvati in quella disposizione dirigenziale n. 280 del 9 giugno 2009 – Pratica edilizia n. 316/05. Premesso che il terreno è privato e che non sono autorizzati interventi pubblici, all’epoca erano tutti d’accordo: i proprietari e anche il comune, cosa che di questi tempi è davvero rara. A suo tempo sono state fatte tutte le perizie e gli esami necessari, e il progetto è stato affidato ad un noto studio di architetti. L’accordo tra privati e istituzioni è stato necessario per trovare i fondi utili al finanziamento dello stabile, ovviamente tutti soldi privati e messi a disposizione di un’area terremotata (approfittando di tutti gli incentivi del caso). Insomma le intenzioni di tutti hanno avuto l’obiettivo di dare nuova vita a quello spazio abbandonato e degradato.

Ma si sa, i tempi burocratici e amministrativi nel nostro paese non sono molto rapidi, così tra l’attesa dei vari permessi, autorizzazioni e risultati delle numerose verifiche, è scaduta la licenza fornita dal comune. A questo punto si blocca tutto e il progetto è costretto ad arenarsi. Ovviamente i proprietari e fautori dell’iniziativa non ci stanno ed hanno presentato regolare ricorso presso il Tar e il Tribunale di Stato. Non si sa quando ci sarà la sentenza e soprattutto, nel caso in cui fosse accolta l’istanza dei privati coinvolti nella ricostruzione, non si sa quando e in quanto tempo sarà messo a posto quello spazio.

L’unica certezze, per ora, sono i rifiuti, i topi, il degrado (anche sociale) e il portone di ferro bucherellato dai proiettili d’arma da fuoco sparati per gioco dai baby criminali. Tutto però non è più così in vista come un tempo, adesso a nascondere questa sconfitta della città, c’è un bel muro alto circa due metri.

redazione

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