Dopo il blitz della Squadra Mobile di due settimane fa che ha sgominato buona parte del clan Pesce-Marfella e del gruppo rivale dei Mele-Romano, nel quartiere napoletano di Pianura sono giorni di calma apparente.
Gli affiliati ai due clan arrestati di recenteIn realtà qualcosa già si muove anche ‘grazie’ alle alleanze che i due gruppi criminali sono stati capace di instaurare con altri cartelli della zona flegrea. Da una parte il legame tra i Pesce-Marfella e le famiglie del Rione Traiano (Puccinelli-Petrone-Cutolo), anch’esse però colpite dalla pressante azione della polizia giudiziaria che lo scorso 31 gennaio ha portato all’arresto di 88 persone.
Dall’altra il gruppo Mele-Romano, gli scissionisti di Pianura, che hanno saputo “coltivare” alleanze preziose a Bagnoli e Cavalleggeri con l’organizzazione capeggiata da Alessandro Giannelli (un tempo affiliato allo storico clan D’Ausilio), arrestato poco più di un anno fa ma, secondo le ultime informative delle forze dell’ordine, ancora “presente” sul territorio grazie a una rete di fedelissimi.
Lo stesso Giannelli è finito in carcere, dopo un breve periodo di latitanza, con l’accusa di estorsione ai danni di una concessionaria d’auto proprio di Pianura, commessa, insieme ad altre due persone, nel 2015. Non è un caso dunque che negli ultimi giorni alcune moto di grossa cilindrata sono salite a Pianura per mostrare “solidarietà” agli alleati dei Mele-Romano e dimostrare allo stesso tempo “a chi di dovere” che il clan è ancora presente sul territorio nonostante i recenti arresti del ras Salvatore Romano e di altre tre persone.
Moto che sarebbero anche entrate nel cuore di via Cannavino, quartier generale dei Pesce-Marfella, per lanciare un messaggio al clan rivale al cui vertice attualmente ci sarebbe un pregiudicato poco più che 40enne, scarcerato negli scorsi anni e non coinvolto, per il momento, nell’ultima indagine della Dda napoletana guidata dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice e della Squadra Mobile di Napoli guidata dal primo dirigente Fausto Lamparelli.
In una di queste sortite “solidali”, gli uomini alla guida delle moto, quasi sicuramente armati, avrebbero anche incrociato l’attuale reggente del clan Pesce-Marfella, lesto a rifugiarsi nelle palazzine popolari, evitando possibili guai.
Una situazione di tensione che potrebbe esplodere da un momento all’altro anche perché le attività illecite (spaccio, racket e riciclaggio) vanno portate avanti per alimentare la cassa dei clan e per continuare a garantire la mesata ai detenuti, decisamente aumentati nell’ultimo mese.
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