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I misteri della dea Iside, i più importanti e segreti di Neapolis

Napoli ha sempre restituito agli occhi del mondo un’immagine talmente solare che nemmeno un secolo tanto infausto quanto quello trascorso è riuscito ad offuscarne del tutto lo splendore. L’allegria, il sole, il mare, il calore umano dei napoletani sono diventati elementi proverbiali di una città che però porta con sé un sottobosco ben diverso, più vago e misterioso. E’ il lato lunare di una Napoli che ha conservato nel suo DNA riti di antichissima derivazione, connessi ad origini remote mai dimenticate. Iside ha segnato indelebilmente quel DNA.

La divinità probabilmente più conosciuta tra quelle egizie è stata importata a Napoli sin dalle origini, grazie alla speciale propensione dei coloni greci, solitamente generosi dispensatori di cultura e conoscenza, ad assimilare nella propria elementi di civiltà dalle altre popolazioni con le quali entravano in commercio, arricchendo e mai sottraendo nulla a se stessi. Il fascino del culto di Iside, in particolare, pur attraversando periodi di offuscamento, è sempre riemerso dalle proprie ceneri, mai del tutto spente, in epoche del tutto differenti l’una dall’altra, fino ai giorni nostri.

IL MITO DI ISIDE E OSIRIDE

Iside era sorella di Osiride, Nefti e Seth. Amava, ricambiata, suo fratello Osiride, e con lui civilizzò il mondo. Finché un giorno Osiride si ubriacò, e mise incinta Nefti, amante di Seth. La vendetta di Seth fu immediata: rinchiuse Osiride in un sarcofago e lo gettò nel Nilo. Iside si mise alla disperata ricerca del suo amore, trovandolo morto, sepolto vivo all’interno della colonna di un palazzo reale.

Seth venne a sapere che il corpo di Osiride era stato ritrovato, e colto da un tremendo moto d’ira lo smembrò, spargendone i pezzi in tutto l’Egitto. Iside ricominciò la ricerca, e una volta individuati tutti i pezzi del suo amato, li ricucì, mummificò il corpo ricomposto di Osiride, affinché potesse essere ammesso nell’Ade egizia, e con lui trascorse il resto dell’immortale esistenza, nell’oltretomba.

ISIDE IN CAMPANIA, LE ORIGINI

Le prime attestazioni di Iside in Campania risalgono addirittura al IX secolo a.C., quando le colonie greche in zona furono letteralmente invase dai cosiddetti Aegyptiaca, oggetti prodotti in Egitto e trasportati dalle navi mercantili fenicie. Si trattava nella maggior parte dei casi di amuleti in forma di scarabei, statuette, collane, e pendenti.

I greci, portatori comunque di una mentalità già fortemente improntata sulla logica e sulla razionalità, non potevano ufficialmente approvare questo genere di talismani. Pertanto li assimilavano in privato, equipaggiando le proprie case e le proprie tombe con questi oggetti esotici, coltivandone in segreto il culto, sperando in una morte assistita da divinità benevole come Iside.

LA ROMANIZZAZIONE DI ISIDE

A partire dal terzo secolo a.C. da Alessandria si irradia nuovamente il culto di Iside, in tutto il bacino del Mediterraneo, grazie ad una florida attività mercantile. Se ne ritrovano tracce evidenti nel Pireo, ad Atene, in Beozia, a Delo, sulla costa ionica. Questa volta però i riti isiaci attecchiscono in maniera più radicale, fino alla fondazione di veri e propri templi.

In Italia il terreno per riabbracciare Iside era, come detto, particolarmente fertile in Campania. Tra le rotte alessandrine raggiunte via mare, Pompei e Pozzuoli furono le prime città a rinnovare il proprio amore per la generosa divinità egizia. Da queste terre il culto risalì fino a Roma, dove suscitò vivissimo interesse nella popolazione.

Già nell’ultima parte del regno di Silla (I secolo d.C), è attestata la presenza di una confraternita che si riuniva nel nome di Iside. Con la conquista dell’Egitto da parte di Augusto scoppia l’egittomania. Le case dei romani più abbienti, a Roma e in provincia, vengono impreziosite da numerosi elementi decorativi di stampo egizio.

A Roma la presenza di Iside viene giustificata con l’assimilazione a divinità di stampo tradizionale, affini per doti e caratteristiche. La forzatura non è nemmeno troppo evidente, se si pensa a binomi quali Iside-Demetra (la vita e la morte), Iside-Venere (la bellezza), Iside-Persefone (l’oltretomba).

In Campania la situazione era un po’ più complessa, perchè meno “estetico” era l’influsso di Iside sulle popolazioni indigene. Riti lunari di stampo alessandrino si perpetuavano da tempo. Riguardavano la figura di Iside nella sua accezione simbolica più antica: la Luna contrapposta al Sole, la forza regolatrice delle maree contrapposta a quella vivificatrice del Sole.

La Napoli esoterica nasce proprio qui, nella disponibilità ad accogliere i lati più affascinanti dell’esterno, i più intriganti e misteriosi. Iside era tra questi la regina, perchè la sua storia ondeggiava al confine tra la vita e la morte, parlava di amore, passione, ostinazione, simboli, interpretazioni, bellezza e fertilità. “Una di noi”, direbbe qualsiasi napoletano, oggi.

IL LUNGO SONNO ED IL RISVEGLIO DI ISIDE

Trascorreranno molti secoli prima che un evento straordinario risvegli nuovamente l’interesse del mondo sulla divinità egizia. Nel 1776 viene scoperto a Pompei il primo tempio isiaco costruito al di fuori dei confini egizi. E’ il celebre tempio di Iside, costruito a Pompei nel secondo secolo a.C., sulla scia del boom commerciale di Alessandria nel Mediterraneo proprio in quegli anni.

Il tempio di Iside fu distrutto, in realtà, nel 62 d.C., in seguito ad un violento terremoto. Ricostruito per motivi di mera opportunità politica, fu questa volta sepolto dalle ceneri del Vesuvio, in seguito all’eruzione del 79 d.C. Il 2-1 inflitto dalla natura ai danni dell’uomo si concluse nel sostanziale pareggio del 1700, quando il tempio fu riportato alla luce, quasi intatto.

L’impressione che suscitò questo tempio isiaco fu enorme. Il mondo riscopriva immediatamente la moda egiziana. Persino Mozart, in visita a Pompei, venne talmente colpito dal tempio e da quanto esso conteneva in termini di arredi, statue, e decorazioni, da dirsene profondamente influenzato nella composizione di una delle sue opere più famose: Il Flauto Magico.

In Europa cominciarono a fioccare sfingi, obelischi, vasi, occhi, scarabei. Stesso dato, moltiplicato, a Napoli e nelle altre città della Campania. Persino la Real Fabbrica partenopea mise in produzione meravigliose ceramiche a tema. Ma queste non saranno assolutamente le uniche testimonianze del ritorno di fiamma per l’Egitto, ed in particolare per Iside, in Campania.

ISIDE E LA MASSONERIA

Il 1700 è anche il secolo nel quale strani personaggi si appropriano dei misteri isiaci per provare a riproporli in chiave moderna, fondendoli con le teorie e i riti della nascente massoneria. Uno dei più in vista all’epoca era senz’altro il Principe di Sansevero, Don Raimondo di Sangro. Altro leggendario figuro, il Conte di Cagliostro.

Raimondo di Sangro arrivò a farsi costruire una cappella personale sulla base del tempio di Iside scoperto a Pompei. Si tratta della Cappella di Santa Maria Pietatella. In lei si sono riscontrati particolari che rivelano una profonda conoscenza delle simbologie egizie, specialmente quelle legate al mondo dei morti. Simbologia esoterica a disposizione del Primo Gran Maestro della Massoneria napoletana.

Si parla del Principe di Sansevero come del fondatore dell’Ordine Egizio-Osiride. Lo stesso ordine che il Conte di Cagliostro apprezzava a tal punto da porlo come base e condizione per una nuova obbedienza massonica: il Rito di Menphis. Per Cagliostro si parla di una formazione esoterica a Malta, ma risulta molto più credibile l’ipotesi che egli abbia appreso le arti misteriche a Napoli.

COSA RESTA DI ISIDE, OGGI

A Pollica (Salerno) esiste ancora oggi la processione delle “cente”, donne scalze che portano in testa barche in miniatura con fiori e candele. Si tratta di un retaggio dell’antico “Navigium Isidis”, un rito isiaco nel quale si riempiva una barca di fiori e offerte a Iside. Ad Acciaroli (frazione di Pollica) avviene qualcosa di simile, con la Madonna locale trasportata su un peschereccio in processione marina.

Il Cimitero delle Fontanelle, nel rione Sanità, è una vera e propria necropoli, nella quale i cadaveri non venivano deposti in posizione orizzontale, come avviene di solito. Venivano invece inumati con un processo simile a quello della mummificazione, e posizionati in maniera da rimanere seduti all’interno di una nicchia. In posa faraonica.

E che dire allora del fatto che a Napoli sono state intitolate a Santa Maria Egiziaca due chiese? A Forcella e a Pizzofalcone sono nate infatti due bellissime costruzioni dedicate all’eremita egiziana nata e vissuta in quella famosa Alessandria, da cui tutto è cominciato. Non sarebbe certo il primo caso di contaminazione tra divinità pagane e religione cristiana.

Ulteriore testimonianza del ritorno di Iside a Napoli, la Statua del Nilo. In tempi antichi a Napoli risiedeva un’intera comunità alessandrina, tra Via dei Tribunali e Via San Biagio dei Librai. Nella stessa zona venne ritrovata una statua di Apollo, ai piedi della quale era presente una dedica a Iside. Iside era popolarissima anche in altri quartieri di Napoli, specie quelli vicini al mare.

Una curiosità, per concludere. Da dove pensate derivi la fortuna che sembra pervadere i ferri di cavallo? Dalla benevolenza di Iside, la quale in moltissima iconografia è rappresentata con due grandi corna di bue (che insieme formano appunto un ferro di cavallo) con il sole al centro.

redazione

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