Scampia

La triste storia di un padre di famiglia, senza lavoro e senza casa: “È colpa dello Stato”

La sua voce al telefono è ferma e decisa, il tono non fa traspirare alcun lamento o pretesa di compassione. La richiesta di aiuto fatta da Mario è semplicemente un grido che rischierebbe di perdersi nel mare del silenzio e dell’indifferenza. Questa è una storia purtroppo comune a molte famiglie, per la quale le istituzioni non sono ancora riuscite a trovare una soluzione.

Mario è un padre di due figli diplomati che insieme ai genitori gestivano una piccola attività commerciale nel settore della ristorazione. La crisi economica, le tasse, la burocrazia, hanno messo alle strette il nostro lettore che è stato costretto a richiedere un prestito per provare a lasciare in vita il suo lavoro. Purtroppo le cose non sono andate per il verso giusto, così la possibilità di poter ripagare il prestito ricevuto è diventata una missione impossibile. Adesso, il rischio più grande e molto concreto, è quello di restare senza casa e quindi di non avere più nemmeno un tetto sulla testa.

Ho pensato al suicidio, è normale quando ti trovi senza scelta o alternative. Sono vecchio per lavorare ma giovane per la pensione. Mi hanno tolto tutto, compresa la dignità e senza questa non si è più uomini. Però poi ho guardato mia moglie e miei figli negli occhi e ho deciso di combattere, perché le cose devono cambiare. Non è più possibile che a causa dello stato, di una burocrazia inefficiente e delle tasse altissime, le famiglie italiane devono essere distrutte e umiliate. Adesso oltre al lavoro non avremo manco più la casa e siamo costretti a tirare avanti con quel poco che mio suocero riesce a passarci dalla sua pensione ogni mese“, ci ha raccontato Mario. 

LA LETTERA – APPELLO DI UN CITTADINO DISPERATO

Salve Voce di Napoli vi scrivo in un momento di profonda tristezza perché mi trovo a descrivere la mia odissea di uomo esodato abbandonato e lasciato solo dallo stato. Sono trascorsi venticinque giorni dall’entrata del nuovo anno (questo 2017) e guardandomi intorno e facendo un resoconto di ciò che ho lasciato e di ciò che troverò mi sono reso conto che se tutto va bene sono rovinato. 

Le spiego perché: l’anno vecchio si porta via con se la chiusura della mia azienda-familiare a causa delle troppe tasse, della crisi che è iniziata dall’entrata in vigore dell’euro e della miriade di cavilli burocratici. Inoltre, la disoccupazione mia e dei miei figli (maggiorenni e diplomati), la rottamazione che lo stato ha imposto a noi Over 50 e un’ingiunzione giudiziaria con perdita della casa, rappresentano degli ostacoli insormontabili. 

Invece l’anno nuovo mi riserva una semi vita, con il rischio concreto di restare senza un tetto sulla testa ma soprattutto senza dignità. La mia famiglia ed io ci sentiamo soli e abbandonati e siamo delusi e arrabbiati per il modo in cui le istituzioni ci hanno abbandonato. Ho parlato anche con il sindaco De Magistris (come si evince dalla foto) ma tutto è stato inutile: purtroppo a Napoli chi non ha Santi non va in paradiso. Ho bussato a tante porte di politici ma nessuno ha voluto aprine una.

Per questa ragione chiedo spazio sul vostro giornale, affinché la mia voce possa avere la possibilità di urlare queste grida di disperazione. I Napoletani non possono morire nel silenzio, seguo il vostro giornale che accompagna le mie giornate e so che è seguito da milioni di utenti. Per questo chiedo aiuto affinché mi diate una possibilità di essere ascoltato. Vi ringrazio e spero nella vostra anima sensibile“.

redazione

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