A Macerata Campania, ogni 17 gennaio si celebra Sant’Antonio Abate con una festa (la Festa di Sant’Antuono), in grado di attirare grandissime folle. I festeggiamenti non si limitano in realtà ad un solo giorno, ma cominciano dal week-end precedente al 17. Come spesso accade, alla dedizione verso il Santo si unisce tutto un background di riti, tradizioni, credenze, usanze e superstizioni molto pagane, che a Macerata Campania portano il nome di “Battuglie, Bottari, Pastellesse“.
Chi non ha mai sentito parlare di questa festa, necessita di un minimo di spiegazione per comprendere termini che in italiano non trovano corrispettivi. Le Battuglie di Pastellesa sono dei carri che sfilano per la città, altrimenti detti Carri di Sant’Antuono. I Bottari sono dei musicisti che, posizionati a gruppi su questi carri, percuotono botti e tini con attrezzi agricoli di ogni tipo, fino ad ottenerne una musica particolare, detta Pastellessa.
Per preparare questi carri i comitati si riuniscono mesi prima e stabiliscono tutti i dettagli dello spettacolo, dalle scenografie dei carri, alle canzoni e alle filastrocche. Solitamente si opta per ritmi tradizionali come la tarantella o la muerte, eseguiti magistralmente dai Bottari (i percussionisti sui carri che infieriscono su tini e botti), guidati da un CapoBattuglia. La Pastellessa è il prodotto musicale che ne scaturisce.
La vendita di questi prodotti artigianali avveniva soprattutto in coincidenza delle fiere cittadine. Gli artigiani erano soliti attirare l’attenzione dei passanti percuotendo selvaggiamente prodotti in legno con prodotti in metallo, in modo da dimostrarne la resistenza. Nel tempo, da ritmi indistinti si cominciò a passare a ritmi organizzati. Cominciava a nascere la cosiddetta Pastellessa.
Documento storici di questo fermento popolare in occasione della Festa di Sant’Antuono sono stati ritrovati nel catasto onciario di Macerata, dove a partire dal 1790 circa si parla di cifre previste per l’organizzazione della festa, e dei mestieri implicati nell’allestimento delle Battuglie (i carri). In un documento ancora più antico, Carlo di Borbone autorizzava un parroco a reperire fondi per la Festa di “S. Antuono Abbate”.
I carri su cui suonava Antonio ‘e Pastellessa diventavano talmente rinomati, che si cominciò ad abbinare sempre più spesso la tradizione stessa al nome di Antonio ‘e Pastellessa, fino a chiamare Pastellessa l’intero campionario di musiche prodotte con strumenti “non convenzionali” adottati dalle Battuglie nel corso delle sfilate dei carri.
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