Nella lingua italiana il termine napoletano “Fareniello” sta ad indicare un narcisista, un individuo cioè bisognoso di essere ammirato in modo tale così da riuscire a soddisfare la propria necessità di sentirsi importante, sensazione questa che spesso degenera in un totale disinteresse nei confronti delle altre persone.
Quello che conta, insomma, è esagerare con le moine credendosi un bellimbusto o, peggio ancora, un tombeur de femmes. Il “Fareniello” lo riconosci subito, il suo sforzo di apparire simpatico e spiritoso è costante, quasi al limite del patologico ma agli occhi degli altri appare solo come una persona estremamente odiosa ed irritante.
Quello che è interessante conoscere è però l’origine di questo vocabolo. A teatro c’era sempre un attore destinato ad interpretare l’amatore. Doveva essere un uomo dall’aspetto giovanile, prestante, insomma gradevole. Durante la gioventù non risultava essere per nulla difficile per nessuno calarsi nei panni del “Don Giovanni” di turno.
Con l’età le difficoltà aumentavano. All’attore, infatti, era sempre richiesto di apparire in splendida forma, per questo ricorreva all’uso di farina. Solo così “l’infarinato” poteva mascherare i segni del tempo e continuare a fingersi l’amatore che tutte sognavano, mentre sotto il trucco si celava nient’altro che il volto di un uomo devastato dagli anni, di un uomo che vuole apparire cio’ che non e’ affatto.
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