Il presepe napoletano è un’antica origine della città di Napoli, nata nel lontano Cinquecento. Inizialmente era la mera rappresentazione della Natività, poi nel Seicento comincia ad allargarsi, assumendo una forma simile a quella che oggi conosciamo, con scene di vita della quotidianità dell’epoca.
Nel Settecento questa antica usanza si affina ancora di più, diventando quella rappresentazione tradizionale tramandata fino ai giorni nostri. E’con Carlo III di Borbone, che il presepe napoletano allarga i suoi orizzonti, perfezionando sempre di più la costruzione delle scene che diventano curate nei minimi dettagli e nei volti dei pastori che sembrano sempre più reali.
Il presepe napoletano è in questi anni che diventa una nuova forma di spettacolo, che racconta la vita quotidiana dell’epoca. In questo periodo i committenti non sono più gli ordini religiosi, com’era stato fino a quel momento, ma nobili e ricchi. Questo genere di rappresentazione divenne motivo di vanto, emblema di ricchezza, che potenti proprietari terrieri mostravano per dimostrare la loro estrazione sociale. Tra questi va ricordato il principe di Ischitella, Emanuele Pinto, che aveva a casa sua un presepe talmente spettacolare, da attirare la visita della Vice Regina d’Austria. Tra i presepi più celebri va ricordato quello di Cucinello, costruito tra il 1887 e il 1889, esposto tutt’oggi a San Martino.
Il presepe napoletano, oggi, è un’usanza estremamente diffusa in tutta la Campania. A Napoli, via San Gregorio Armeno è la dimostrazione di quanto questa tradizione sia radicata nel tessuto culturale della città. Quella piccola strada nel cuore del centro storico, con tutte le botteghe di pastori, è meta di milioni di turisti ogni anno. Uno scenario spettacolare, che a Natale, periodo in cui per tradizione si costruisce il presepe e si prepara l’Albero, è ancora più magico.
All’interno del presepe napoletano, rispettando le usanze nate nel Settecento, ogni attività lavorativa si riferiva ad un determinato mese dell’anno, come ad esempio il macellaio gennaio, il pescivendolo dicembre o il venditore di cocomeri agosto. Altra cosa interessante è la simbologia che rappresentano alcuni oggetti che ritroviamo all’interno di queste rappresentazione e che proprio per quello che significano non possono assolutamente mancare.
Il ponte è un chiaro simbolo che indica il passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Il pozzo conserva un’antica leggenda legata al Natale, inteso come collegamento tra la superficie e le acque sotterranee. Nell’antichità, infatti, si diffidava dal raccogliere l’acqua nel giorno delle feste, per evitare di portare con sé spiriti diabolici, che si sarebbero impossessati di chiunque l’avesse bevuta. Il forno, invece, si rifa al Cristianesimo, per cui il pane è il momento fondamentale dell’Eucarestia. Il fiume, rappresenta la nascita divina, poiché nella religione cristiana è un chiaro rimando al liquido del feto materno. Il presepe napoletano ha conservato fino ad oggi la sua importanza, la cui creazione rappresenta un vero rito per molte famiglie napoletane.
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