Tradizioni

Vandali distruggono la tomba di Giorgio Ascarelli, fondatore del club Napoli

 

Il giornalista Nico Pirozzi denuncia, attraverso il suo profilo Facebook, la deturpazione della lapide di Giorgio Ascarelli, promotore principale nella fondazione del Napoli.

Come si vede dalle immagini, la tomba presente nel cimitero israelita di Napoli è distrutta. Hanno anche rubato tutti gli ornamenti in ottone. Ascarelli ebbe la capacità di riunire in una sola compagnia tutte le squadre presenti in città e grazie ai suoi sforzi economici fece costruire anche uno stadio, poi finito distrutto nella II Guerra Mondiale, che ospitò anche due partite dei mondiali del 1934.

La memoria non fa parte del patrimonio del Calcio Napoli e, inutile aggiungerlo, nemmeno del presidente del club azzurro, Aurelio de Laurentiis. Per rendersene conto basta recarsi nel cimitero israelitico di Napoli, dove tra le tante tombe che scandiscono 150 anni e più di presenza ebraica in città vi è anche quella di Giorgio Ascarelli, il mecenate che nell’estate del 1926 fondò quella che oggi si chiama Società Sportiva Calcio Napoli e, qualche anno dopo, regalò ai tanti tifosi anche uno stadio che poteva contenere fino a ventimila spettatori. Storia passata e anche dimenticata. Come dimenticata e vandalizzata è la tomba (dalla lapide in marmo sono stati rubati gli ornamenti in ottone) che sorge in quello che fino a qualche decennio era il luogo di sepoltura degli ebrei napoletani. Beffardo destino, quello di Giorgio Ascarelli, il cui nome fu cancellato dal restaurato stadio che, nell’estate del 1934, ospitò alcune partite dei mondiali di calcio, tra cui la finale per il terzo posto tra l’Austria e la Germania di Hitler. Se Mussolini rimosse il nome dell’ebreo Ascarelli per non far torto all’alleato tedesco, non da meno fecero i notabili monarchici e democristiani che, un quarto di secolo dopo, preferirono il nome di San Paolo al suo, nel titolare lo stadio di Fuorigrotta. Il nome del fondatore del Calcio Napoli resta oggi confinato (non senza difficoltà per coloro che, cinque anni fa, si fecero promotori dell’iniziativa) ad un impianto sportivo di periferia. Ma assai peggio è il destino riservato alla sua tomba, dimenticata non solo dalle migliaia di tifosi azzurri (che proprio quest’anno hanno festeggiato i novant’anni della loro squadra), ma anche da chi, con la creatura partorita da Ascarelli, ha fatto affari a otto e nove zeri…”.

Giovanni Ibello

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