E’ di 15 anni di reclusione la richiesta dei magistrati della procura di Napoli nei confronti di Paolo Pietropaolo, responsabile del tentato omicidio di Carla Caiazzo. Per i pm Raffaello Falcone e Clelia Mancuso la donna fu attirata in una trappola. Un gesto premeditato.
Durante il processo con rito abbreviato davanti al giudice Egle Pilla, che si concluderà a novembre, la 38enne si ritroverà faccia a faccia con l’uomo che l’ha sfigurata per vendicare la fine della loro relazione, rovinandole la vita e mettendo a repentaglio anche la vita della bambina che portava in grembo.
Carla lo scorso 1 febbraio 2016 è stata gravemente sfregiata con il fuoco dal suo ex compagno, Paolo Pietropaolo, a Pozzuoli, comune in provincia di Napoli. Era all’ottavo mese di gravidanza e poco dopo il ricovero d’urgenza all’ospedale Cardarelli diede alla luce Giulia Pia grazie a un vero e proprio miracolo dei medici, che fecero partorire la donna nonostante le gravi ustioni riportate.
“Voglio essere in aula, farò di tutto per essere presente dinanzi ai giudici, perché devono sapere in che condizioni mi ha ridotto. Lo faccio per mia figlia, perché deve crescere libera da violenza e da ogni genere di condizionamento, ma anche per le donne vittima di ogni genere di brutalità”.
Queste le parole che ha ripetuto più volte al suo avvocato, Maurizio Zuccaro. Carla sarà presente al processo, non oggi perché nei giorni scorsi è stata sottoposta a un nuovo intervento chirurgico all’ospedale Cardarelli. Il suo legale si costituirà parte civile e chiederà di farlo anche l’associazione “La forza delle donne” assistita dall’avvocato Caterina Sanfilippo.
Presente Pietropaolo, difeso dall’avvocato Gennaro Razzino, che è detenuto da mesi nel carcere di Poggioreale. L’uomo è accusato di tentato omicidio.
“La cosa che non riesco a togliermi dalla testa – ha raccontato ai magistrati Carla – è il suo sorriso sia prima che dopo l’aggressione. Vorrei chiedergli il perché? La mia vita ora va avanti solo grazie a mia figlia. Lo faccio per lei”. “Quel giorno – continua Carla – lui era calmissimo, era dolce. Addirittura mi mostrò i vestiti che aveva regalato alla figlia”.
La difesa di Pietropaolo ha depositato una consulenza che parla di una “scemata capacità di intendere e di volere”. Lo stesso Pietropaolo ha detto di aver agito sulla spinta “di un raptus causato, ritengo, dall’abuso di un tranquillante che avevo preso. Non volevo uccidere Carla, ma la volevo solo sfregiare”.
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