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Terremoto 2.0: quando il business arriva dalle sciagure

Viviamo ormai in una mondo dove il cataclisma naturale, come quello dell’ultimo terremoto, è diventato un vero e proprio business. Dove solo attraverso queste tragedie umane si riesce a “far ripartire” l’economia di una zona. Il risultato non è altro che una nuova forma di sciacallaggio di natura prettamente economica.

Funzionari dello Stato che all’indomani del terremoto dell’Aquila ridono pregustandosi i soldi della ricostruzione, Bruno Vespa che sdogana in diretta TV lo “Sciacalaggio economico” definendo il terremoto di Amatrice una bella “Botta” per l’economia, il ministro Del Rio che annuendo ci fa sapere che L’Aquila è “Il più grande cantiere d’Europa“.

Eppure c’è stato un tempo non lontano in cui le tragedie umane venivano vissute solo per quello che erano, ovvero tragedie. C’è stato un tempo dove la solidarietà umana aveva una coscienza e non un ritorno economico o di immagine.
Eppure non è passato molto ma siamo cambiati tantissimo, il terremoto dell’Irpinia (23 novembre 1980) rappresenta sicuramente lo spartiacque per il cambiamento verso questo modo “inumano” di intendere le sciagure naturali.

Diceva Sandro Pertini all’indomani del terribile terremoto dell’Irpinia: “A tutte le italiane e gli italiani: qui non c’entra la politica, qui c’entra la solidarietà umana, tutte le italiane e gli italiani devono mobilitarsi per andare in aiuto a questi fratelli colpiti da questa nuova sciagura. Perché, credetemi, il modo migliore di ricordare i morti è quello di pensare ai vivi“.
Parole quelle del nostro presidente all’epoca dense di emozione, vere pugnalate sulle coscienze di noi italiani quando ci ammonì dicendo che: “L’infamia maggiore è quella di speculare sulle disgrazie altrui“.

Quell’ammonimento oggi risuona come una sentenza, siamo andati proprio in quella direzione ovvero “Speculare sulle disgrazie altrui“, c’è anche chi auspica che simili catastrofi naturali accadano.

Il terremoto di Amatrice ci ha consegnato un’ulteriore spettro della situazione, da una parte ci sono gli “italiani” comuni che con la loro naturale solidarietà hanno aiutato le popolazioni colpite dal dramma con la loro vicinanza e affetto e con atti di vera e sincera solidarietà, dall’altro c’è lo Stato, gli organi di informazione e la macchina burocratica, che ha subito intravisto in quest’ennesima tragedia un modo per speculare economicamente.

Lo Stato, che invece di avere come priorità un piano serio e su larga scala di messa in sicurezza degli edifici, attende la tragedia per poter stanziare fondi che nella stragrande maggioranza dei casi andranno a riempire le casse degli speculatori locali.

Gli organi di stampa che si fregavano già le mani pensando allo share e alle decine di dirette tv, per poi sdoganare il tutto e dirci in prima serata su Rai 1 che il terremoto è una bella botta per la ripresa economica.

In pratica un qualsiasi comune meridionale dove i giovani vanno via perché lo Stato non riesce loro a trovare opportunità, dove mancano i primari servizi, deve necessariamente augurarsi di trovarsi al centro di un cataclisma naturale, perché è solo in questo modo, attraverso la speculazione altrui, che può tornare a vivere. Decisamente delirante.

Viviamo in un mondo distorto, un mondo dove la stampa nazionale getta in prima pagina un napoletano, reo di essere uno sciacallo con titoli del genere “Sciacallo napoletano arrestato” (notizia rivelatesi poi falsa). Un’Italia che ha scoperto, quindi, una nuova specie animale: è un bipede sembra possa parlare ma con un linguaggio non sempre comprensibile. Sembra essere abituato a vagare in cerca di piccole prede sugli Appennini e viene considerato non troppo pericoloso, tant’è che il personale addetto alla sorveglianza può avvicinarlo senza eccessive cautele e pare anche accarezzarlo. È lo sciacallonapoletano“. Qualità unica è la pazienza e la cultura, cui accoppia doti di bel canto. Per fortuna che da napoletani non ci manca l’ironia di fronte a tali consuetudini di razzismo.
La stessa stampa invece relega nelle notizie minori il vigile del fuoco di Torre del Greco, che emozionato fino all’anima parla del salvataggio della piccola Giulia. In quel caso è meglio non sottolineare che veniva da Torre del Greco meglio un laconico “Eroico vigile del fuoco“.

La speranza del cambiamento o meglio nel cercare di ritornare nei binari di una giusta visione delle sciagure, può partire solo dal mondo social è solo qui, infatti, che gli italiani si scambiano opinioni, emozioni e proposte anche le più bizzarre per dare un AIUTO SINCERO alle popolazioni colpite dai drammi. La socialità è un’occasione che non possiamo perdere ed è l’unico strumento che abbiamo per poter ritornare a pensare ad un mondo dove l’infamia più grande è la speculazione sui drammi altrui.

Bruno Vespa l’altra sera raccontava, con il tipico sorriso di colui che sta per dire una cosa bella, di un uomo che nell’aquilano vedendo il suo hotel crollato e ridotto ad un mucchio di macerie rideva e si compiaceva dicendo “Tanto me lo ricostruisco più bello“.

Questa storia a me non ha fatto sorridere affatto, anzi sono stato pervaso da un senso di tristezza, l’uomo per sua natura da sempre si lega a luoghi, a persone ad oggetti, la sua casa può essere la più brutta del mondo, ma è la SUA casa è sarà sempre la più bella del mondo. Vederla ridotta in macerie è la fine della vita, è l’annientamento dei ricordi, è la storia che va via, è una ferita che nonostante tutte le ricostruzioni non potrà mai essere rimarginata del tutto. Forse non è cambiato solo il mondo ed i potenti di turno, ma stiamo cambiando anche noi, gente comune, che pur di sopravvivere sorridiamo alle nostre stesse sciagure perché è l’unico modo per poter pretendere dal mondo attenzione.

selena capuano

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