Il contratto dell’acquisto, fatto nel 2008, di un loculo è falso. La terribile scoperta è stata fatta da tre fratelli al cimitero, per deporre l’urna con le ceneri del padre. Accade a Napoli, a Poggioreale. Qui è scoppiato il caso delle tombe vendute una seconda volta senza che i legittimi proprietari ne fossero a conoscenza.
La Guardia di Finanza ha sgominato un giro di affari milionario. Da quanto appreso da Voce di Napoli, la storia è emersa dopo la denuncia di una povera parente che non aveva trovato la bara del proprio familiare al suo posto. Si è trattato di una compravendita illecita di loculi appartenenti a famiglie importanti. L’imprenditore di un’azienda di pompe funebri è stato in seguito arrestato. Provvedeva al restauro delle cappelle di cui s’impossessava indebitamente e poi le rivendeva a terzi con prezzi maggiorati. La truffa, oltre a colpire singoli cittadini privati e i legittimi proprietari dei loculi, ha arrecato danno sia al Comune di Napoli, sia alla Congrega di riferimento.
A quanto pare la storia si è ripetuta. Le tre vittime, hanno saputo dall’addetto della cappella che l’ex impiegato della Congrega ha costruito e venduto loculi del tutto illegalmente. Avrebbe anche intascato tutti i proventi. Ha commesso una frode che però si chiama “reato di fiducia”. Inoltre si può sospettare che il loculo sia stato venduto a più acquirenti. Per questo è stato chiesto ai proprietari del loculo di produrre atto notorio in carta bollata, in cui si dichiara la proprietà dello spazio. A quel punto scatta la denuncia ai Carabinieri. Addirittura, con l’intervento dei militari, i figli del defunto hanno chiesto l’apertura del loculo. I Carabinieri hanno dato l’autorizzazione per l’apertura del loculo e l’urna è stata così deposta.
La disavventura per i familiari del deceduto continua. Sono riusciti ad avere un confronto presso la Congrega. Il Direttore dell’Arciconfraternita proprietaria della Congrega ha dichiarato di essere stato informato del fatto da molto tempo. Tuttavia l’ufficio non è stato in grado di informare i clienti frodati, perché non conosce i loro riferimenti anagrafici. Il caso assume una connotazione grottesca. Uno scandalo che ha del drammatico, scivola nel paradosso di un’amara commedia.
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