Il pìreto napoletano è il termine con il quale si indica la scoreggia, la flatulenza emessa dall’orifizio anale, meglio nota con il nome di “puzza”. Il dialetto napoletano, però, si sa ha sempre terminologie diverse per indicare i più disparati significati italiani. E anche per un termine, spesso deriso, come quello di scoreggia, esiste un’espressione partenopea, ormai nota anche al resto d’Italia.
O’ pìreto napoletano deriva dalla parola latina “perditum”, che significa perdita, indicando dunque l’emissione di gas proveniente dall’intestino. Come molte altre parole napoletane, dunque, trae origine da un’espressione latina. Si dice anche che, inizialmente, si utilizzasse la parola pernacchio, per riferirsi a una flatulenza rumorosa, termine che poi con il passare del tempo si è iniziato a usare per indicare l’emissione di aria dalla bocca. Motivo per cui anticamente un simile gesto era ritenuto molto offensivo. Si pensi alla scena memorabile del grande Edoardo De Filippo nel film “L’oro di Napoli”, quando consiglia ai suoi amici di fare un pernacchio al vecchio signore nobile.
ll pìreto napoletano è quindi un termine molto conosciuto. Utilizzato a Napoli per indicare la parola scoreggia, ha dato origine a numerosi modi di dire napoletani, che con poche e semplici parole raggiungono un’esaustività, che difficilmente si riesce a ottenere in altro modo.
E visto che a tutti sarà scappato un piccolo pireto in mezzo alla folla o magari in luoghi più angusti, perché non ci raccontante la vostra buffa e “scurnosa” esperienza? Tra le scuse più comuni pe’ ammacchià la responsabilità di un peto molesto è far finta di disgustarsi della puzza in prima persona pe fa’ a vedè che il cattivo odore non provenga da noi. Strategia che tuttavia ogni volta funziona… e vai a capì chi è stat in un ascensore pieno di persone!
Intanto vi lasciamo ad un video divertente in cui il cantautore partenopeo, Federico Salvatore, dedica una canzone intera alla storia del pìreto dei reali napoletani descrivendone lo stile attraverso le rime. La canzone si chiama “Il peto nel regno di Napoli” a incominciare dai normanni, passando per “loffa“, un tipo di peto silente, attribuito ai reali della casata Sveva, fino ad arrivare ai Borboni che addurav tutt e pirit de muglier, e poi quelli a cufaniello, all’amarena e a cielo aperto, insomma una “poesia” davvero divertente!
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