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Morte Cosimo Di Lauro, sui social foto e video per “omaggiare” il boss

Assurdo, ma non inaspettato, quello che sta avvenendo sui social dopo la morte di Cosimo Di Lauro, morto nel carcere Milano Opera a 49 anni per cause naturali. Il figlio di Paolo Di Lauro, detto “Ciruzz ‘O Milionario”, è diventato un simbolo e diversi sono video, foto e collage che esaltano la sua figura dopo il decesso.

A parlarne è Francesco Emilio Borrelli che da tempo osserva il collegamento tra camorra e social e chi la emula. Di Lauro, omaggiato in quanto boss anche d’ispirazione del personaggio di Genny Savastano in Gomorra, diventa un’icona per i follower. “In molti dei filmati caricati sui social network, Di Lauro jr viene omaggiato riproponendo il momento dell’arresto avvenuto nel 2005. La giacca di pelle, la fierezza nello sguardo, l’espressione che sembra quella di chi vuol sfidare tutto e tutti, scrive Borrelli”.

Morte Cosimo Di Lauro: è festa sui social

Non mancano canzoni neomelodiche di accompagnamento. Ma la notizia non è di certo una novità. In passato era già accaduto con Raffaele Cutolo, Pupettaa Maresca e come dimenticare Emanuele Sibillo. “Non abbiamo, quindi, a che fare con un fenomeno fugace e temporaneo ma con qualcosa di ben radicato e noi lo denunciamo da tempo nonostante siano stati in pochi a darci ascolto, – commenta Borrelli – i boss non sono anti-eroi che giocano secondo le loro regole, non sono personaggi di un romanzo, non vanno acclamati, non gli va riconosciuto alcun fascino o merito. Sono esseri che hanno portato morte, violenza terrore e lacrime colme di sangue e come tali vanno condannati, disprezzati ed emarginati. Chi li osanna, chi ne apprezza le gesta, chi li ricorda benevolmente, è loro complice e va quindi parimenti condannato”.

“Continuare a tollerare questo fenomeno – conclude il consigliere regionale di Europa Verde – vorrebbe dire mettere le basi per una società invertita dove lo Stato sarà totalmente sostituito dall’antistato, nella vita sociale, economica, politica ed amministrativa così come nella morale, nell’etica e nella cultura. Dove i boss prenderanno il posto, definitivamente, degli eroi, dei martiri, dei santi e dei grandi della nostra terra. Se non si vuole tutto questo, allora bisogna cominciare a recidere quei legami creati tra cultura sub-camorristica, che da decenni si è stabilita nelle nostre terre, e la vita sociale. Il primo passo da fare è istituire una legge contro l’apologia di mafia e camorra come abbiamo proposto da diverso tempo”.

redazione

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