Alta tensione nel carcere casertano di Santa Maria Capua Vetere dove nella casa circondariale “Francesco Uccella” è scoppiata una rivolta.
Tutto è partito dopo la positività al Covid, a seguito di un tampone, di un detenuto in partenza, scatenando la rabbia dell’intero reparto Tevere che si è rivoltato sugli agenti, i quali due di questi sono rimasti feriti. A denunciare l’accaduto sono stati, direttamente, i segretari del Sappe.
“Mentre la direzione – spiega Emilio Fattorello, segretario nazionale per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria – e tutti gli operatori combattono in prima linea per ridurre il contagio di un focolaio che vede ben 61 detenuti positivi in una struttura che contiene circa 1000 reclusi, nella serata di ieri dobbiamo registrare un evento critico violento verificatosi nel reparto Tevere. Il tampone positivo ad un detenuto in partenza è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. I detenuti, stranieri, del terzo piano hanno inscenato una sommossa, devastando la corsia della sezione detentiva ed aggredendo con violenza due agenti. Il comandante del reparto è stato costretto a ritirare il personale dalla sezione e chiudere il cancello di sbarramento per garantire la sicurezza dell’intera struttura e l’incolumità del poco personale in servizio che comunque ancora una volta ha saputo gestire egregiamente e con elevata professionalità l’evento. I colleghi feriti hanno dovuto far ricorso alle cure del pronto soccorso dell’ospedale civile: a loro va la solidarietà del Sappe Campania, con l’augurio di un presto rientro in servizio”.
Una circostanza che, come ricorda il segretario generale del Sappe, Donato Capece, va avanti addirittura da mesi. “Le gravi violenze contro i poliziotti delle carceri italiane – chiarisce Capece – , sempre più spesso aggrediti, minacciati, feriti, contusi e colpiti con calci e pugni da detenuti e la mancata assunzione di provvedimenti in materia di ordine e sicurezza delle carceri da parte del Ministero della Giustizia a tutela degli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria, sintomo evidentemente di una mancanza di progettualità dell’esecuzione della pena e, in questo, contesto del ruolo dei Baschi Azzurri”.
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