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Bimbo ucciso a Perugia, accusata la madre. Il papà: “Lo ha rapito, poi la foto col sangue e la minaccia di dargli fuoco”

Si è avvalsa della facoltà di non rispondere davanti al gip di Perugia l’ungherese di 44 anni sottoposta a fermo per l’omicidio volontario aggravato del figlio di due anni, venerdì scorso a Città della Pieve. Con il suo legale, Enrico Renzoni, la donna ha comunque ribadito non essere responsabile della morte del figlio che aveva intenzione di riportare al padre – secondo la sua versione – una volta tornata in Ungheria.

La procura ha chiesto la convalida del fermo e il giudice si è riservato. “Ha rapito il mio Alex il giorno in cui avrebbe dovuto consegnarmelo perché il tribunale lo aveva affidato a me. È scappata in Italia e lo ha ucciso e poi ha confessato di averlo ammazzato in un messaggio a un amico. Lui mi ha chiamato ed e’ andato subito alla polizia ungherese, ma era già troppo tardi“.

Parla il papà del bimbo ucciso a Perugia

A dirlo il padre del bambino di due anni morto a Città della Pieve e per l’omicidio del quale è stata sottoposta a fermo la madre. A riportare le sue parole sono il Corriere dell’Umbria e La Nazione. “Katalin (la donna – ndr) gli ha anche mandato una foto del bimbo pieno di sangue e ha scritto adesso non sarà più di nessuno” ha aggiunto. Il padre del piccolo ha tra l’altro spiegato che il 22 settembre di essere “andato a casa ma lei non c’era più“.

Ho pensato che poteva essere venuta in Italia – ha proseguito – perché aveva vissuto lì e aveva avuto un primo figlio lì, che però vive in Ungheria”. Paese dove ha avuto sede la controversia tra i due. Secondo il padre del piccolo, “la madre aveva anche minacciato di dare fuoco al bambino e nonostante cio’ non hanno fatto nulla. Tutti vedevano come non fosse assolutamente adatta a crescere un figlio e ciononostante non gli e’ stato tolto“.

redazione

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