Ci siamo, con la stipula del ‘Patto’ tra Partito Democratico (Pd), Movimento 5 Stelle (M5S) e Liberi e Uguali (Leu) e la conseguente candidatura dell’ex Rettore e Ministro Gaetano Manfredi, si è chiuso il quintetto di candidati per la poltrona da Sindaco per Napoli. Tutti profili eccellenti che hanno avuto il merito, volontariamente o casualmente, di riportare Napoli al centro del dibattito politico nazionale.
Chi sono i cinque candidati che giocheranno la partita per diventare primo cittadino del capoluogo partenopeo: Alessandra Clemente (già ‘super’ Assessore della Giunta guidata da Luigi De Magistris), Manfredi (appunto), Catello Maresca (Magistrato anti mafia in aspettativa), Sergio D’Angelo (ex Assessore e imprenditore del Terzo settore) e Antonio Bassolino (già Sindaco, Governatore e Ministro del Lavoro).
La prima ad essere stata candidata, proprio dall’attuale Sindaco, è stata la Clemente. Poi è stato il turno di Bassolino, la cui discesa in campo ha spiazzato il Pd. Successivamente è sceso in campo D’Angelo e prima dell’ufficialità della candidatura di Manfredi, c’è stata quella di Maresca (che in modo informale è stato praticamente candidato da un anno).
Vediamo di seguito il profilo di ciascuno di loro, evidenziandone i punti di forza e debolezza e cercando di farne emergere contraddizioni e potenzialità. Per tutti un’unica certezza: all’orizzonte c’è una sfida davvero difficile per quanto affascinante.
Alessandra Clemente è la ‘delfina’ di De Magistris per eccellenza. La figura che più ha rappresentato l’amministrazione arancione, targata Dema, in campo istituzionale. Il suo nome, speso per le battaglie legate al tema della legalità, della cultura e della socialità, ha scalzato qualsiasi opposizione ‘estremista’ che nel bacino elettorale del Sindaco trovava sostegno all’interno dei centri sociali.
I punti di forza della Clemente sono la sua onestà, l’essere giovane e donna. Quello di debolezza è davvero fin troppo evidente: è l’esponente di una Giunta camaleontica che negli ultimi 10 anni ha fatto davvero poco di quanto promesso ed ha finito di distruggere una città già sofferente e in stato di coma. L’esperienza di De Magistris (che ormai è da tempo un ex Sindaco, con la testa alle regionali in Calabria) ha avuto la fortuna di essere caratterizzata dall’onda positiva del turismo, fenomeno – tra l’altro – non governato.
Si è trattato dell’unica nota piacevole di un Comune che ha perso la battaglia dei servizi essenziali, del decoro urbano, dei rifiuti, delle partecipate, del welfare e della scuola, ma che ha avuto il record di assessori e salvataggi (all’ultimo voto), ogni qual volta si è votato per il bilancio in Consiglio comunale. De Magistris lascerà macerie e casse vuote, anzi con miliardi di debiti.
Manfredi è un profilo di spessore, intellettuale e amministrativo. Non è un politico di razza ma le sue esperienze come rettore e quella (anche se breve) da ministro, hanno convinto il Pd, il M5S, De Luca, Leu e Italia Viva. Sarà fondamentale la squadra che riuscirà a creare, gli uomini e le donne che faranno parte del suo staff e gli assessori che comporranno l’eventuale e futura Giunta.
Prima di scendere in campo, Manfredi ha preteso dai partiti che lo sostengono (facenti parte della maggioranza di Governo), un’assunzione di responsabilità concretizzatasi nel ‘Patto per Napoli‘. Un accordo finalizzato al superamento del mega debito che sta soffocando la città e i suoi cittadini. Una scelta coraggiosa, per alcuni, figlia della ruffianeria per altri. Vedremo cosa accadrà a Roma.
Per il resto Manfredi sarà un importante banco di prova per l’alleanza tra i Dem e i grillini. Un’accoppiata che a molti, di entrambi gli schieramenti, non piace nonostante sia la direzione intrapresa ormai da tempo, fin dal secondo Governo guidato da Giuseppe Conte. La vittoria o la sconfitta dell’ex Rettore e Ministro avrà significative conseguenze politiche anche in questo senso.
Catello Maresca è candidato Sindaco da almeno un anno. Mancava solo l’ufficialità che è giunta dopo l’aver ottenuto l’aspettativa dal Consiglio Superiore della Magistratura (Csm). Tra tante polemiche, sia sulla sponda politica che su quella giudiziaria, Maresca sta rappresentando il profilo più atteso e forse ritenuto anche già favorito per la vittoria finale.
Magistrato dal curriculum prestigioso, l’esperienza (non solo napoletana) ci ha insegnato a non fidarci di chi ha deciso di posare la toga per indossare la fascia tricolore. Ma l’assioma ‘uno vale uno‘ è stato per fortuna smentito, quindi è necessario abbandonare ogni pregiudizio. Anche nel caso di Maresca saranno fondamentali i collaboratori che egli sceglierà, non essendo un politico e non provenendo dal mondo della politica.
Ma il Pm in aspettativa dovrà sciogliere un’ultima riserva, anzi un vero e proprio imbarazzo: non basta più affermare che si è un candidato civico, del popolo e per il popolo (uno slogan ormai svuotato di qualsiasi significato): è giunto il momento che Maresca dica ai cittadini se è espressione di una candidatura di centro destra, ovvero – tra gli altri – della Lega e di Cesaro.
Antonio Bassolino dopo essere stato ‘silurato’ alle primarie per la scelta del candidato Sindaco che avrebbe dovuto sfidare De Magistris al suo secondo mandato, ha rotto gli indugi ed ha annunciato la sua candidatura già da tempo. Ma ‘Don Antonio‘ da anni sta girando per la città, sta frequentando i suoi quartieri, sta prendendo i mezzi pubblici, sta parlando con i cittadini e sta documentando il tutto sui social, pubblicando anche foto come prova della sua campagna elettorale tra la gente.
Un modo che lo ha reso, nell’immaginario collettivo, l’Anziano Saggio del villaggio, l’esperto, il competente che già una volta ha reso Napoli una grande città e che potrebbe farlo di nuovo. Sulle capacità politiche e sui buoni propositi nessuno ha dei dubbi. Ma su Bassolino pesa un trascorso molto pesante: l’essere stato il timoniere e il regista di un sistema di governo (anche alla Regione) che non ha lasciato una bella eredità.
Tuttavia, se Manfredi e Maresca dovessero arrivare al ballottaggio, i voti di ‘Don Antonio‘ saranno decisivi. E gli alleati Pd–M5S–De Luca, dovranno loro malgrado trattare con lui mettendo in conto altri 19 motivi: le assoluzioni collezionate da Bassolino e per le quali i Dem non gli hanno mai espresso vicinanza e solidarietà. E questo ‘Don Antonio‘, oltre allo ‘sgarro’ delle ultime primarie (una sua candidatura avrebbe di sicuro sconfitto De Magistris), se l’è legato al dito.
È il vero e proprio outsider. Un imprenditore del Terzo settore, un candidato civico che ha avuto un’importante esperienza politica a livello locale. Sergio D’Angelo ha dalla sua parte una miriade di firme (oltre 3mila), provenienti da più mondi della società, che ne hanno sostenuto la candidatura. Esperto di politiche sociali, le sue battaglie per il diritto al lavoro, per la sanità, per il welfare e per le pari opportunità, sono note a livello nazionale.
Ha fondato e presiede il gruppo Gesco ed è stato Assessore con De Magistris dal 2011 al 2013. Tuttavia, non avendo una struttura partitica alle spalle (al momento neanche Bassolino ce l’ha ma ‘Don Antonio‘ ha una rete da cui attingere consenso), difficilmente potrà impensierire gli altri candidati. La sua unica opportunità: quella di raccogliere voti in modo trasversale. A sinistra per il suo impegno sociale, al centro e a destra per il suo essere imprenditore.
In questo caso, un eventuale suo exploit, potrebbe farlo sedere al tavolo delle trattative per un eventuale ballottaggio tra Manfredi e Maresca. In alternativa potrebbe solo sottrarre e disperdere i consensi dell’area di centro sinistra che già vede impegnata Clemente, Manfredi e Bassolino.
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