Quando ciò che accade è giusto bisogna dirlo e gioire. Spesso, però, bisogna cercare di comprendere come i fatti siano successi. È stato questo il caso della repentina reazione del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio rispetto al caso della spia italiana che ha collaborato con i russi.
Di Maio è stato categorico: l’Italia è inquadrata in un quadro geopolitico preciso, europeista e atlantista. In poche parole il nostro Paese, così come è sempre stato, è una colonna dell’Unione Europea (dalla quale non si può prescindere) ed è un solido alleato di Stati Uniti e delle nazioni che compongono la Nato.
Del resto non è stato da poco il gesto di convocare immediatamente alla Farnesina l’ambasciatore russo in Italia Sergei Razov. Di sicuro gli eventi lo hanno reso necessario, eppure sono sembrati lontanissimi i tempi durante i quali Di Maio, insieme agli altri esponenti del Movimento 5 Stelle, ha predicato per anni l’uscita dall’euro e un forte anti-americanismo.
Cosa è successo a colui che era ed è ancora uno dei leader grillini? Il buon Di Maio si sta forse pian piano ‘de-grillinizzando‘?. Probabilmente si. Forse sono tre gli elementi che hanno contribuito alla crescita e maturazione politica del Ministro.
IL PRIMO: Di Maio è ormai da tre anni un uomo delle istituzioni. Questo ha comportato un cambio di rotta radicale nel pensare e nell’esprimersi. Una cosa è sbraitare in piazza o dai banchi dell’opposizione determinati concetti, un altro è ribadirli quando si sta rappresentando un paese.
IL SECONDO: l’elezione di Joe Biden alla Casa Bianca come Presidente degli Stati Uniti. Non è poi tanto una coincidenza se pochi giorni dopo è scattata la crisi di Governo in Italia. Dall’esecutivo giallo-verde (Di Maio–Salvini) a quello giallo-rosso (Di Maio–Zingaretti), entrambi guidati dall’ex Premier Giuseppe Conte, la politica estera italiana è stata, oltre che inconsistente, molto suddita della Russia di Putin e della Cina di Xi Jinping.
Con il cambio di rotta a Washington, i telefoni di Palazzo Chigi, della Farnesina e delle varie segreterie di partito avranno squillato in continuazione per pretendere che l’Italia tornasse al suo posto all’interno dello scacchiere internazionale.
IL TERZO: l’arrivo di Mario Draghi nel ruolo di Presidente del Consiglio. L’ex Presidente della Banca Centrale Europea (Bce) nel suo discorso alle camere per conquistarne la fiducia – appena accettato l’incarico – è stato molto chiaro. La collocazione mondiale dell’Italia è in Europa con lo sguardo verso Ovest. Ad Est ci sono interlocutori ma anche molti pericoli e soprattutto il tema delicato del rispetto dei diritti umani.
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