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Napoli, cade a pochi passi dal Pellegrini ma in ospedale la portano a braccia i cittadini

Una donna cade a terra per un capogiro, a pochi passi dall’ospedale Pellegrini, ma all’interno della struttura la portano a braccia i cittadini. La denuncia di un consigliere municipale, Polo Troise, tra i soccorritori della donna: “Il presidio era a 50 metri, ci hanno detto che non potevano uscire per soccorrerla. L’abbiamo aiutata noi”.

Napoli, cade a pochi passi dal Pellegrini ma in ospedale la portano a braccia i cittadini

La donna di 71 anni che è caduta a 50 metri dalla struttura ospedaliera. Nessuno dei medici e degli infermieri può uscire dal nosocomio e intervenire. “Chiamate l’ambulanza”, è la risposta. Passano i minuti e il 118 non arriva. A quel punto cinque cittadini recuperano un lenzuolo dall’ospedale, adagiano la donna e a forza di braccia la portano nel pronto soccorso.

“Non so se per la paura del Covid o perché ci sono direttive interne per cui i medici non possono abbandonare l’ospedale: ma mi è sembrato assurdo. Che senso aveva contattare una ambulanza per fare 50 metri?”, aggiunge il consigliere.

“La signora era dolorante ma cosciente – racconta il consigliere municipale a La Repubblica- quando sono arrivato c’erano già due persone a prestarle soccorso. Abbiamo notato la fuoriuscita di sangue ed escoriazioni su entrambe le gambe, la signora ci ha detto che da pochi minuti era uscita dall’ospedale Pellegrini dove si era sottoposta a dialisi. Non avevamo competenze specifiche, non sapevamo bene cosa fare. Non abbiamo tentato alcuna manovra per spostarla temendo eventuali fratture. Ci è sembrato opportuno andare ad avvisare la guardiania del pronto soccorso ma ci hanno risposto che non potevano intervenire e dovevamo chiamare il 118″ . Qui inizia il calvario: minuti di telefonate a vuoto e intanto cominciava a scendere la pioggia”.

Abbiamo fatto diverse telefonate al 118 e alle forze dell’ordine – continua Troise – ma dopo circa venti minuti nulla accadeva. La donna era distesa sul selciato con la pioggia. Le ho chiesto se aveva figli, qualche familiare da contattare ma ha risposto che aveva solo una sorella che pure non stava bene. Io reggevo l’ombrello per non farla bagnare, ma non ce la facevo a coprire le gambe. Allora il panettiere lì vicino ci ha dato un telo di cellophane per proteggere le gambe”.

Fortuna vuole che in quel momento si trovi a passare un medico. “Ha provveduto a misurare la saturazione della donna – ricorda Troise – E le ha fatto muovere le gambe accertandosi che non ci fosse nulla di rotto. Altre persone sono andate a chiedere di nuovo aiuto al Pellegrini e sono tornate con un lenzuolo. Abbiamo caricato la signora e l’abbiamo portata all’ingresso del pronto soccorso dove c’era una barella. Siamo stati in cinque. L’abbiamo lasciata nel montacarichi con un vigilante, ci hanno detto di andare via, non potevamo restare nel pronto soccorso per il virus”.

“Il paradosso è che l’ospedale era a soli 50 metri. Mi chiedo perché impegnare un mezzo di soccorso? Ripeto: non so se i medici dell’ospedale potevano prestarle soccorso abbandonando il luogo di lavoro. Anzi, magari hanno seguito la procedura più corretta. Ma dico che c’è l’aspetto umano che dovrebbe sovrastare quello burocratico, il nostro sistema sanitario dovrebbe essere sempre al servizio di chi è in difficoltà. Se fosse successo in un altro orario, con la zona rossa, quella donna si sarebbe trovata da sola a terra, in strada. Cosa sarebbe successo?”.
“Mi ha colpito l’umanità delle persone – conclude il consigliere Troise – Tutti i passanti hanno dato il loro contributo. Chi ha preso l’ombrello, chi è andato al Pellegrini, addirittura il negoziante che ha prestato il telo. È venuta fuori l’umanità di un quartiere popolare come la Pignasecca, in un momento di pandemia globale, quando questo maledetto virus ci fa sentire tutti più distanti e più soli”.

 

redazione

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