Dopo tanto lockdown un libro sulla rinascita: dal dopo guerra italiano alla post depression americana. Dalla Hollywood sul Tevere alla Capri di Curzio Malaparte passando per il surrealismo di Dalì. Milagros Branca racconta.
Fu trovato nell’incavo di un ulivo secolare. Amerigo lo chiamò Uliviero perché l’italiano lo parlava male, gli venne spontaneo chiamarlo così. Comincia così “Storia di Uliviero”, l’affresco di un secolo, che ci rammenta il piccolo Totò del film Miracolo a Milano di De Sica, trovato sotto un cavolo.
Puglia 1927: è stato il frutto dell’amore segreto. Proibito. Lui, Baldovino, è il rampollo del barone feudatario, lei, Nennella è la figlia del mezzadro. Un amore adolescenziale senza futuro. Appena partorito nella stalla della masseria Nennella lo allatta, lo fascia e nasconde il fagottino nell’incavo di un ulivo secolare, affidandolo a Madre Natura. L’indomani sarebbe ritornata a prendere il suo bambino. Invece durante la notte dei farabutti sradicano alcuni ulivi, li caricano su un carretto e da lì su una nave mercantile, destinazione America. Comincia la lunga traversata e il pianto del neonato attira l’attenzione del mozzo di bordo, il bambino viene nutrito con latte di capra e all’arrivo consegnato ad Amerigo Daccorsi, un figlio di emigrati siciliani che aveva fatto fortuna con gli agrumi realizzando il suo “ american dream”. Lo adotta come il figlio che aveva sempre desiderato.
Comincia così “Storia di Uliviero”, il romanzo di Milagros Branca (Baldini + Castoldi), ispirato a una drammatica storia vera. Ma come una favola ci rammenta anche il piccolo Totò del film Miracolo a Milano di Vittorio De Sica, trovato sotto un cavolo. Il romanzo mostra da subito una potenza narrativa: è l’affresco di un secolo, il Novecento, dei suoi fermenti artistici, attraverso un ventaglio di personaggi internazionali della cultura del dopoguerra. Dalle maestose masserie della Puglia alla California del Sud, passando per la New York degli esplosivi anni ’50 e la Hollywood dei kollossal cinematografici, quando i contratti si firmavano sui tavoli dei ristoranti.
Seguiamo Peggy Guggenheim, ereditiera e mecenate che accoglie Uliviero nell’ entourage di intelletto/chic nel suo palazzo sul Canal Grande a Venezia dove ha trasferito la sua collezione d’arte, salvata per un pelo dalle razzie naziste. Peggy, dalla vita sentimentale molto agitata, amica intima di Pablo Picasso, Max Ernst, Georges Braque. Riapre nel 1948 la Biennale di Venezia dopo la fine della seconda Guerra Mondiale e Uliviero ne assorbe tutte le avanguardie, dalla painting action (pioniere Jackson Pollock) al surrealismo di Dalì.
E’ come se Milagros prendesse lei in mano un pennello per disegnare una geografia delle emozioni. Lieve e profonda al tempo stesso. Le pagine si affollano di personaggi iconici dell’epoca: Elsa Morante e Alberto Moravia. Il kolossal Quo Vadis diventa il faro della Roma sul Tevere. Uliviero conosce Truman Capote, già noto scrittore, giunto a Roma per la preparazione del film di John Huston di cui aveva scritto la sceneggiatura: Il tesoro dell’Africa con Humphrey Bogart e Gina Lollobrigida.
Tra finzione e realtà, tra amori, passioni e tradimenti, vite che non si possono dimenticare, dentro e fuori dalle pagine. I destini dei personaggi si intrecciano come i rami di un ulivo secolare. Milagros Branca crea una storia nella storia lasciando il lettore in suspense quando il romanzo prende un’ inaspettata svolta narrativa: Uliviero incrocerà per caso Nennella e Baldovino. Si riconosceranno? Scoprirà la verità sulle sue origini?
Il Covid non ha risparmiato Carlo Tivioli, stilista e padre di suo figlio Clemente, direttore creativo della griffe d’Alta Moda. A Carlo è dedicato il libro. Questo libro esce dopo l’ auto/isolamento, nel momento della riapertura e della tanto sperata ripartenza. Anche Uliviero è storia di rinascita. L’autrice ha deciso di devolvere parte del ricavato a «Sempre con Voi», il fondo creato da Diego Della Valle da destinare ai famigliari del personale sanitario che ha perso la vita nella lotta al virus.
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