“Non protestiamo a prescindere. Noi vogliamo offrire alle istituzioni delle soluzioni. Abbiamo bisogno di lavorare e con le giuste precauzioni possiamo ricominciare a farlo. È più facile controllare un’attività sanificata e sicura o chi si reca a casa dei clienti?“, a dirlo è Gino Romano parrucchiere storico del centro di Napoli.
Gino Romano da decenni ha il suo negozio ai Quartieri Spagnoli, a due passi da via Toledo. Queste, per lui e i suoi colleghi, sono settimane difficili: “In realtà lo sono e lo saranno per tutti. Sono tanti i settori commerciali colpiti dalla crisi causata dal virus“.
Per questo motivo parrucchieri, barbieri ed estetisti sono in stato di agitazione. Dopo i primi due mesi di chiusura ci sono alle porte altri 30 giorni di ‘reclusione’. Troppi per chi ha un’attività commerciale ferma già da molto tempo.
“Quello che non riusciamo a capire – ci ha detto Gino Romano – è il motivo secondo il quale la nostra categoria deve ripartire a giugno. Perché con le dovute misure di sicurezza possiamo lavorare senza problemi: mascherine, guanti, disinfettante, pochi clienti e solo su prenotazione, ambienti sanificati“.
C’è anche un altro problema causato dalla chiusura prolungata: quello dei professionisti a domicilio. Tanti parrucchieri, barbieri ed estetisti hanno già contattato i propri clienti per un servizio ‘clandestino’. “È meglio controllare un’attività che si svolge alla luce del sole o quando è abusiva? – si è chiesto Gino Romano – Quali norme sanitarie sarebbero garantite a casa delle persone? Non solo ma l’attività parallela danneggerà ulteriormente il nostro settore“.
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