screen dal video servizio pubblicato da Il Corriere della Sera
Un’iniziativa del tutto gratuita e messa in atto dagli ingegneri del laboratorio Re-Made in Sanità, struttura che si occupa del riciclo di plastica e metalli, sita nell’omonimo quartiere del centro storico di Napoli.
Gli ingegneri, come riportato da Il Corriere della Sera stanno stampando in 3D le valvole per i respiratori e le mascherine con filtro che sono in dotazione per medici e infermieri durante questa emergenza causata dal coronavirus.
Un oggetto che proteggerà i sanitari dal contagio. “Stiamo lavorando su una modifica a questa valvola cosiddetta charlotte che è quella fatta dai ragazzi di Isinnova. Stiamo provando a fare un prototipo con una sola apertura in modo da metterlo sempre sulla maschera, ma per utilizzarlo nell’altra direzione, cioè anziché usare la maschera per isolare il paziente collegandolo ad un respiratore, la useremo per isolare invece il medico. L’idea è quella di montare su questa valvola, quindi modificando un poco il diametro ed eliminando il secondo tubicino, un filtro antivirale antibatterico che hanno in dotazione gli ospedali e che pare non scarseggi (almeno questo) in modo da isolare il medico che lo utilizza. Ce lo ha chiesto un ginecologo che lavora all’ospedale San Giuliano di Giugliano. Così, se lui dovesse trovarsi nella situazione di far partorire una donna che ha una sintomatologia come quella di un soggetto affetto da COVID-19, potrà operare in sicurezza“, ha spiegato l’ingegnere ambientale Raniero Madonna.
Che ha poi concluso: “Non è semplice perché bisogna essere molto precisi, in quanto il filtro deve aderire perfettamente alla valvola. Abbiamo letto di questa geniale idea che hanno avuto i ragazzi del team di Isinnova insieme con l’ospedale di Chiari e abbiamo pensato immediatamente di fare anche noi una prova nel nostro laboratorio. Abbiamo avuto moltissime richieste di supporto tra cui molti makers e utenti che utilizzano la stampante 3D che hanno comunicato la loro disponibilità a stampare prodotti di questo tipo. Dall’altro lato ospedali e medici ci stanno contattando per chiedere se si possono avere questi dispositivi. Abbiamo quindi pensato e lo abbiamo proposto anche al Comune di Napoli, di creare un’unità di coordinamento di questo tipo di lavoro e predisporre un form così come hanno fatto i colleghi di Brescia e che noi giorni fa compilammo. Inoltre abbiamo coinvolto Ingegneri biomedici. Tecnologi, medici, in modo da creare un protocollo di sicurezza per verificare che questi prodotti siano, non dico certificati, ma che siano sicuri e che possiamo avere la certezza che non facciano alcun danno e che effettivamente diano un supporto in questa emergenza. Noi vogliamo solo provare ad essere utili mettendo a disposizione il nostro lavoro e la creatività“.
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