“Tutti gli volevano bene, si faceva voler bene per il suo carattere allegro, ma mai superficiale. Aveva sempre una parola buona, di aiuto e di conforto quando necessario, per i colleghi”. E’ stato ricordato così da un suo amico ferroviere, anche lui della Cgil, Mario Di Cuonzo, di 59, originario di Capua, in provincia di caserta, uno dei due macchinisti morti oggi nell’incidente ferroviario in provincia di Lodi.
Di Cuonzo era un iscritto e un attivista della Filt-Cgil: il suo collega, che ha lavorato con lui per anni ha chiesto di non rendere noto il suo nome: “Sono sconvolto – ha detto parlando con l’Ansa – per la morte di un amico, che lascia la moglie e un figlio, e di un altro lavoratore”. Ha poi proseguito nel tratteggiare la figura del ferroviere scomparso: “l’aspetto caratteriale andava di pari passo con quello professionale, era un macchinista molto capace – ha sottolineato – e aveva contribuito a formare e addestrare altri macchinisti nella guida dei Frecciarossa. Gli mancavano pochi mesi per andare in pensione”.
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