Conti correnti sempre più cari. La trappola è quella dei tassi negativi, con la quale le banche scaricano sui propri clienti i costi del denaro che prendono in prestito della Bce. La realtà è che i correntisti pagano la banca per tenere i propri risparmi depositati. Il fenomeno si sta così estendendo a parecchi istituti di credito che chi non lo fa, ancora, rappresenta un’eccezione.
Secondo una recente indagine di SosTariffe.it, sono iniziati a lievitare anche i costi dei conti correnti online, finora con spese di spese di tenute e gestione molto più contenute. Nel 2019 l’aumento registrato è stato pari al 29% rispetto all’anno precedente e “a incidere maggiormente sul rincaro sono il canone annuo, i bonifici e i prelievi allo sportello”. Non sfuggono quindi a questa tendenza neppure le banche online, quelle che fino a poco tempo fa proponevano conti totalmente gratis: ad esempio Fineco Bank.
Rincari che hanno colpito anche le banche tradizionali, qui l’aumento è +27% in un anno. Che vuol dire, per una famiglia media italiana che ha un conto corrente operativo, una spesa annuale ben oltre la soglia dei 100 euro. L’apripista in questa direzione è stato Unicredit, che a ottobre scorso aveva lanciato l’annuncio di applicare i tassi negativi sui depositi bancari, partendo da quelli di ammontare più consistente, inizialmente individuati in oltre il milione di euro per poi scendere gradualmente fino a comprendere quelli da 100.000 euro in su, e tutto questo a partire dal 2020.
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