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Coronavirus, crollano gli affari cinesi tranne uno: la ‘Chinatown’ del sesso

Se la psicosi legata al diffondersi del coronavirus ha provocato effetti spiacevoli nei confronti delle persone cinesi che si trovano in Italia, c’è un business che non né ha affatto risentito: quello della prostituzione.

Molte donne cinesi sono continuamente sfruttate e condannate a fare questa vita nella zona circoscritta della stazione centrale. Infatti, a causa dell’ansia causata dalla vicenda, i residenti del quartiere sono stati in allarme.

Le vittime di questa nuova schiavitù sono messe sul ciglio della strada senza controlli soprattutto sanitari. Quindi, se le persone hanno avuto timore a recarsi nei centri e negozi cinesi, di sicuro non l’hanno avuto nell’incentivare il business dello sfruttamento della prostituzione.

Ogni sera qui si incontrano decine di prostitute orientali, e nessuno può stabilire se si tratta di donne che vanno e vengono dai loro paesi di origine, alcuni dei quali potrebbero anche trovarsi nelle regioni considerate a rischio – ha detto Gianfranco Wurzburger dell’associazione “Gioventù Cattolica” a Il Mattinoinoltre sono al di fuori di qualsiasi accertamento sanitario e questo, ovviamente, preoccupa tutti i residenti“.

Ha affermato, invece, don Armando Sannino della chiesa di Sant’Anna alle Paludi: “La comunità della parrocchia è sensibile a questo grande disagio per l’intero quartiere: il fenomeno è sotto gli occhi di tutti, anche a pochi passi dalla nostra chiesa è un problema difficile da risolvere al quale bisogna far fronte con tutte le forze che abbiamo sul territorio“.

La prostituzione non è un reato ma è collegata alle organizzazioni della camorra che gestiscono i mercati del sesso e lottizzano i quartieri – ha dichiarato al quotidiano  Armando Simeone, portavoce del comitato “Lenzuola Bianche” – nessuno può rassicurare i cittadini sul rischio di contagio, o sulla condizione sanitaria delle prostitute cinesi, perché nessuno è a conoscenza di come siano arrivate a Napoli, o da quanto tempoper questo chiediamo aiuto alle forze dell’ordine che, attraverso la Questura e i carabinieri, ci hanno dimostrato grande collaborazione nell’accogliere le nostre segnalazioni, all’Asl Napoli 1 e a tutte le istituzioni del territorio“.

redazione

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