“O’ Sole mio” è una delle canzoni del repertorio classico napoletano più conosciuta e cantata al mondo. Ma quanto sappiamo veramente della sua storia?
Il padre di questa celebre poesia, poi messa in musica, è Giovanni Capurro. Il poeta e cantautore di origine partenopea, nacque il 5 febbraio del 1859 nello storico quartiere napoletano di Montecalvario.
Il padre Antonio, un severo professore di lingue, lo aveva indirizzato agli studi tecnici, che ben presto Giovanni abbandonò per dedicarsi alla sua vera passione: la musica.
Diplomatosi al conservatorio (in flauto), divenne poi giornalista presso il periodico socialista “La Montagna“, poi per il “Don Marzio” ed infine per il “Roma“. Fu anche critico teatrale ed impiegato amministrativo.
Il suo talento e la sua cultura lo portarono ad essere un ospite sempre gradito nei salotti dell’alta aristocrazia napoletana e non solo. Proprio qui, Capurro ebbe modo di rivelare tutto il suo estro mediante brillanti imitazioni, performance canore ed esibizioni al pianoforte.
Famosa la sua raccolta di poesie “le Napulitanate” del 1887, nelle quali adattò al napoletano la metrica greca che Giosuè Carducci aveva adottato qualche anno prima nelle Odi Barbariche (in realtà il poeta toscano non sembrò mai gradire particolarmente l’omaggio dell’artista napoletano).
Ma veniamo al regalo più grande che il cantautore di Montecalvario ci ha regalato: “O’ Sole mio“, una delle canzoni più belle partorite in grembo alla Sirena Partenope, inno di gioia e che coglie appieno i valori più profondi di quel che significa essere napoletani.
Il testo, messo poi in musica da Eduardo di Capua, ebbe nel tempo uno straordinario successo, essendo interpretata da moltissimi artisti nostrani, da Caruso a Pavarotti, passando per Roberto Murolo arrivando a Pino Daniele e Gianna Nannini. Moltissime anche le celebri interpretazioni di artisti stranieri come quella del 1960 di Elvis Presley (nella versione inglese “It’s Now or Never”), di Boy George, di Elton John.
Tuttavia, nonostante la fama ed il successo guadagnatasi dalla creazione di questa magnifica canzone, Capurro morì in miseria nel 1920 a Napoli.
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