Scampia

Sorpresi a pescare ricci di mare alla Gaiola, fermati due pescatori di frodo

La “moda” degli spaghetti al riccio di mare sta spingendo i pescatori di frodo a saccheggiare i fondali del golfo di Napoli “per appagare la richiesta dei ristoratori e dei clienti”. Lo denuncia Maurizio Simeone, responsabile del Parco sommerso di Gaiola, area marina protetta nella quale i Carabinieri del Nucleo subacqueo hanno sorpreso due pescatori di frodo, provenienti da Torre del Greco, che avevano già raccolto circa mille esemplari di ricci di mare, molti dei quali di piccole dimensioni al punto di essere quasi privi di polpa e inutilizzabili per la vendita. ​Simeone spiega che “questa problematica rappresenta una piaga nota da molto tempo lungo le nostre coste. Purtroppo – aggiunge – negli ultimi anni la moda dello spaghetto al riccio di mare ha innescato una recrudescenza esasperata, senza precedenti, di pescatori di frodo che saccheggiano letteralmente i nostri fondali per appagare la richiesta dei ristoratori e in ultimo dei clienti”.

E ancora. “Il fatto che questa gente si spinga da Torre del Greco a svolgere la loro attività illecita all’interno della nostra Area marina protetta, dove comunque il rischio e le sanzioni sono molto più gravi, ci fa capire come ormai la presenza di tale specie lungo le nostre coste sia sempre più scarsa. Come fatto per i datteri di mare e di recente per le oloturie, sarebbe ora di rivedere la normativa vigente per vietare la pesca del riccio di mare nei nostri mari, anche al di fuori delle Amp, prima che sia troppo tardi”. Paola Masucci, naturalista esperta del Csi Gaiola onlus, ente gestore del Parco sommerso della Gaiola, aggiunge: “E’ importante capire che questa attività di pesca illegale, oltre ad incidere drasticamente sulla popolazione di questa specie nell’area, provoca gravi ripercussioni sull’intera comunità biologica marina costiera. La rarefazione del Paracentrotus lividus, ha, ad esempio, immediate conseguenze negative sull’abbondanza degli stock ittici degli Sparidi, rappresentandone una delle fonti di nutrimento principali, e quindi, in ultima analisi, tale saccheggio continuativo sulle nostre coste danneggia direttamente anche i pescatori onesti dediti alla piccola pesca costiera”.

 

Antonella Bianco

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