L’ultima doccia fredda per l’occupazione e la deindustrializzazione del Sud, Ilva a parte, sta arrivando dalla regione Campania e in particolare dal suo capoluogo: Napoli. È di questi giorni, infatti, la notizia che anche gli stabilimenti della Tirrenia, siti nella zona Est della città, potrebbero chiudere ed essere delocalizzati al Nord.
TIRRENIA – Altro che ridimensionamento. Per quanto riguarda la Tirrena si sta prospettando una chiusura delle sedi di Napoli e Cagliari. La strategia aziendale prevederebbe il trasferimento dei dipendenti al Nord e nessun taglio. Ma non è certo che nessuno sarà licenziato.
E poi, quanti dei dipendenti del Gruppo Onorato sarebbero disponibili a cambiare città? Quanti di loro avrebbero il piacere di cambiare vita soprattutto se hanno moglie e figli? Una situazione comunque complessa e delicata.
La crisi per il colosso dei mari scatterà quando scadrà la convenzione con il Ministero dei Trasporti. Tale accordo garantisce nelle casse di Tirrenia circa 72 milioni di euro. Da qui la necessità di trovare una nuova sistemazione per i 65 dipendenti destinati alle sedi di Piombino (vicino Livorno, in Toscana) o Milano.
WHIRLPOOL – È in stallo totale la trattativa tra l’azienda di elettrodomestici, il Governo e i sindacati. Questo sta rendendo del tutto incerto il destino dei dipendenti impiegati presso lo stabilimento di via Argine. Per Whirlpool non ci sarebbe nessun’altra soluzione alla riconversione dello stabilimento che culminerebbe con la cessione al colosso Prs.
“Non abbiamo mai detto che avremmo disdettato il piano, ma solo che abbiamo delle difficoltà a garantire la sostenibilità della produzione di lavatrici a Napoli“, l’ha dichiarato un paio settimane fa l’Amministratore delegato Luigi La Morgia. “La garantiremo certo fino a marzo e siamo anche disposti a discuterne ma ad oggi, l’unica soluzione che garantirebbe l’occupazione è una riconversione“. Il problema è che il tempo stringe, di conseguenza una nuova strada andrebbe trovata prima della dead line stabilita: marzo 2019.
ALMAVIVA – Si sta concretizzando in questi giorni il trasferimento di 400 dipendenti dallo stabilimento di Napoli a quello di Marcianise. Di questi, 147 , sono dati come esuberi. Ecco perché i lavoratori Almaviva – un paio di settimane fa – hanno protestato occupando la sede di via Brin: per avere all’azienda specifiche risposte.
“Chiediamo ad Almaviva di darci risposte, altrimenti la protesta continuerà ad oltranza – ha affermato la Rsu Almaviva Contact Napoli – Troppa incertezza e rischio di ulteriori sacrifici economici per le 147 persone che ad oggi si ritrovano fuori dal ciclo produttivo“.
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