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Santa Maria Capua Vetere, detenuto denuncia: “Pestato e deriso dagli agenti penitenziari”

Picchiato, minacciato, intimidito, deriso e messo in isolamento. Ecco cosa sarebbe accaduto ad un detenuto 40enne per furto presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere. Un calvario fatto di follia e violenza ed emerso grazie ad una lettera inviata dal recluso al proprio avvocato.

Quest’ultimo ha immediatamente sporto denuncia in Procura ed ha chiesto all’autorità giudiziaria di interrogare il proprio assistito affinché certificasse e ufficializzasse la propria storia. Inoltre il legale ha anche chiesto che il 40enne sia trasferito in un altro carcere. A riportare la notizia Il Mattino.

Secondo il quotidiano sono arrivate le prime smentite da parte della Direttrice dell’istituto Elisabetta Palmieri: “Non ne so nulla ma a Santa Maria queste cose non accadono” e del resto negli ultimi anni non sono né emersi né stati denunciati, casi di violenza avvenuti tra le mura del penitenziario casertano.

L’odissea del detenuto è diventata pubblica dopo una comunicazione che il suo legale ha trasmesso in Procura lo scorso 12 novembre: “Il mio assistito afferma di essere stato vittima di minacce verbali e pestaggi insieme ad altri detenuti. Ha tentato più volte di denunciare tali accadimenti, ma nessuno del personale dell’amministrazione penitenziaria ha voluto prendere in consegna la denuncia. Riferisce, anzi, di essere stato strattonato da un capoposto e da un appuntato che lo hanno schiaffeggiato e gli hanno detto che non l’avesse finita gli avrebbero ‘rotto tutti i denti’. Tale situazione ha generato nel detenuto un fondato motivo di temere per la propria incolumità“.

Il detenuto per far valere le proprie ragioni avrebbe anche iniziato una lotta non violenta, facendo lo sciopero della fame e della sete. Quando le sue condizioni fisiche e mentali andavano peggiorando, non sarebbe stato neanche visitato o soccorso a dovere dagli operatori sanitari. Il tutto per obbligarlo a non denunciare le violenze.

Nessun medico mi ha visitato, nonostante dopo le prime 24 ore di sciopero della fame e della sete fossi stato portato in infermeria.Quando ho iniziato a insistere per incontrare il direttore, non solo mi è stato negato, ma mi hanno pesantemente minacciato e preso a schiaffi. Al ritorno in reparto, i compagni di cella mi hanno messo in guardia: hanno detto che me l’ero ‘cavata con due ceffoni’ perché a loro, in altre occasioni, era andata molto peggio“, ecco cosa si legge nella lettera scritta dal detenuto e finita nelle mani del suo avvocato.

In seguito è anche arrivato il grido di protesta da parte della moglie della presunta vittima: “Mio marito è in isolamento, siamo molto preoccupati per lui, abbiamo paura che gli accadano cose peggiori per aver cercato di denunciare i soprusi“.

La responsabilità di ciò che accadrà alla mia persona sarà da attribuire agli agenti e i peggioramenti della mia salute saranno responsabilità della direzione sanitaria“, il detenuto ha concluso così la propria lettera.

redazione

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