Per un giorno non recupera l’anno da precaria: sentenza dà ragione a docente e condanna Ministero

Aveva chiesto all’Istituto Scolastico Regionale della Campania la ricostruzione della carriera per vedersi riconosciuto ai fini giuridici ed economici il servizio pre-ruolo e di ruolo prestato ma si è ritrovata, con somma sorpresa, con un anno in meno rispetto a quanto lavorato. Il tutto per appena un giorno: 179 anziché 180, necessari per il riconoscimento dell’intero anno scolastico. Una vicenda sulla quale si è espresso recentemente il Tribunale di Napoli, sezione Lavoro, che ha dato ragione alla docente partenopea e ai suoi legali, gli avvocati Daniele Graziano e Alba De Bernardo del Foro di Napoli.

L’insegnante di sostegno della scuola primaria, con contratto a tempo indeterminato a partire dal 1 settembre 2011, è riuscita così a recuperare l’anno da precaria in questione (2008-2009). Questo l’esito della sentenza del giudice Clara Ruggiero dello scorso 17 settembre che ha riconosciuto il calcolo “a giorni” del periodo di servizio prestato e non “a mesi” (attribuendo per ogni mese “inconfutabilmente” 30 giorni di servizio).

I motivi della mancata valutazione di tale servizio (180 giorni) erano da rinvenire nell’adozione di un singolare criterio di calcolo “a mesi” da parte dall’Amministrazione, in presunta ottemperanza alla delibera (n. 32/1992) della Sezione di controllo della Corte dei Conti (valutazione di 30 giorni per mese senza tener conto dell’effettiva durata), il cui risultato era il riconoscimento di soli 179 giorni di servizio (e non 180) nell’anno scolastico considerato e, dunque, l’insuscettibilità di valutazione del periodo ai fini della ricostruzione di carriera.

L’Amministrazione aveva però erroneamente calcolato i giorni di servizio prestati dalla docente non manualmente ma tramite il portale informatico “SIDI”, in uso al Ministero dell’istruzione, dell’università e dalla ricerca, probabilmente ancora impostato su parametri vetusti o, comunque, non in linea con i nuovi criteri fissati dalla legge in materia.

Pertanto alla somma dei giorni di lavoro – che erano 180 – la docente si era trovata con 179 giorni riconosciuti dal datore di lavoro, il Ministero, senza sapere che fine avesse potuto fare quel singolo giorno che, nell’ottica della ricostruzione della carriera, avrebbe potuto significare uno stipendio maggiore e il pagamento degli arretrati.

Il ricorso, patrocinato dagli avvocati Daniele Graziano e Alba De Bernardo del Foro di Napoli, è stato accolto poiché –  spiegano i due legali – “il Giudice ha aderito totalmente alle tesi difensive da noi proposte, stabilendo che due articoli (il 489, comma 1 del D.Lgs. n. 297/1994 e l’articolo 11, comma 14 della Legge 3 maggio 1999, n. 124, quale normativa tuttora vigente in materia), stabiliscono che “il comma 1 dell’articolo 489 del testo unico è da intendere nel senso che il servizio di insegnamento non di ruolo prestato a decorrere dall’anno scolastico 1974-1975 è considerato come anno scolastico intero se ha avuto la durata di almeno 180 giorni […]”, ribadendo pertanto la vigenza normativa dell’unico criterio di calcolo da adottarsi in simili fattispecie, cioè quello “a giorni” e non a “mesi” (come previsto dalla Legge n. 124/1999).

La docente ha ottenuto la condanna dell’Amministrazione alla rettifica del decreto di ricostruzione di carriera in parte qua, con riconoscimento integrale del servizio pre-ruolo svolto, nonché il passaggio alla fascia stipendiale spettante per legge e la liquidazione degli arretrati-differenze stipendiali maturate sino alla data attuale. Il Tribunale ha inoltre condannato il Ministero al pagamento delle spese legali.

Ciro Cuozzo

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