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Giovane accoltellato in discoteca, l’infermiere: “L’ho guardato negli occhi e gli ho detto che non sarebbe morto”

Quando è arrivato il padre del giovane, Antonio gli stava tenendo la mano. Il 20enne vi si era aggrappato come se fosse stata la sua ultima possibilità. L’unica ancora di salvezza nella quale sperare. “Ti prego, non voglio morire“. Cinque parole per una richiesta tanto semplice quanto enorme. Antonio ha capito in quel momento di avere una grande responsabilità.

L’infermiere non si è perso d’animo, “tu non morirai” ha detto al giovane. Poi lo sguardo si è rivolto al papà del ragazzo. L’uomo nonostante il momento difficile ha trasmesso forza al figlio. Poi ha chiesto ad Antonio se il 20enne ce l’avrebbe fatta, l’infermiere non ha esitato neanche stavolta ed ha risposto: “Suo figlio non morirà“. Dopo aver ascoltato quelle parole, una lacrima è scesa sul volto di un padre in ansia per il proprio figlio.

Non è la trama di un film e neanche la sceneggiatura di una serie tv dedicata agli ospedali e alle esperienze di medici e infermieri. È la vera realtà. Uno squarcio di umanità che ha caratterizzato un altro episodio di violenza accaduto sabato scorso. Il giovane in questione è stato accoltellato presso una nota discoteca di Bagnoli. Dopo l’arrivo del 118 è scattato il ricovero urgente presso l’ospedale San Paolo.

Erano ormai passate le 4 del mattino, quando il ragazzo è arrivato al nosocomio in codice rosso. Qui ha incontrato Antonio che si è occupato delle procedure di primo soccorso finché non è giunto il momento dell’intervento chirurgico. Verso le 6, ha raccontato l’infermiere, “il ragazzo in questione è uscito dalla sala operatoria ed è stato ricoverato in rianimazione per una breve ma intensa osservazione medica/chirurgica. È vivo ed è stato salvato alla grande!“.

Insomma, tutto bene quel che finisce bene.

IL POST DI “NESSUNO TOCCHI IPPOCRATE” –

Dalla pagina Facebook di un nostro amico infermiere:

Questa notte appena trascorsa in pronto soccorso è stata unica nel suo genere e di certo sarà indimenticabile per quanto mi riguarda, noi la chiamiamo “l’ora d’oro”: erano le 4.20 del mattino, quando mi arriva un paziente molto giovane (circa 19 anni) in codice rosso per ferita da arma “bianca” (coltello) all’addome con conseguente eviscerazione intestinale (avevo letteralmente l’intestino nelle mani); il ragazzo era letteralmente sotto shock, io insieme ai miei colleghi e ai medici subito ci accingiamo a stabilizzarlo per poi portarlo immediatamente in sala operatoria, di fatti il ragazzo in 20 minuti era già stabilizzato e in sala operatoria!
Nel contempo, mentre lo si stava stabilizzando, io personalmente mantenevo tra le mie mani il suo intestino, pronto a proteggerlo come fosse un diamante prezioso, il ragazzo rivolgendosi a me allunga la sua mano e mi stringe forte il braccio destro dicendomi di avvicinarmi al suo viso perché doveva dirmi una cosa importante…beh, quella cosa importante che doveva dirmi è stata “Ti prego non voglio morire!”, io mi sono freddato nel sentire questa sua richiesta di aiuto, ma con sangue freddo, occhi lucidi e voce spezzata gli ho gridato “Tu non morirai! In questa notte che sono presente anche io, tu non morirai!”, il ragazzo guardandomi con quei suoi occhi color cielo, pieni di luce e speranza, mi ha fatto un cenno di sorriso e mi ha detto “Mi fido di te!”….nel frattempo lui continuava a stringermi il braccio con la sua mano e, più sentivo la sua voglia di lottare, più proteggevo il suo intestino quasi come voler creare una barriera protettiva intorno e arrestargli l’emorragia…ad un certo punto arriva il padre che con occhi straziati, voce spezzata nel vedere il figlio in quello stato, con un coraggio inaudito nonostante fosse impaurito, si avvicina al figlio sofferente per stringergli forte la mano e lo rassicura sussurrandogli che sarebbe andato tutto bene anche se lo stesso padre magari non aveva nessuna certezza in quel momento; poco dopo gira lo sguardo verso di me e mi dice “vi prego, salvate la vita del mio amore, non fate in modo che mi venga strappato via! Si salverà vero?!?”, io che in quel momento mi sono ritrovato ad avere mente e cuore invasi da commozione, ansie, paure, timori, l’ho guardato e con voce ferma e decisa nonchè occhi lucidi ho detto vicino al padre “questa sera vostro figlio non morirà! Ce la farà!”, il padre mi fa un cenno di sorriso mentre una lacrima bagnava dolcemente il suo viso, subito dopo mi raggiungono il chirurgo con l’anestesista in codice rosso per dire che era tutto pronto per sottoporlo ad intervento chirurgico, al che il padre si rivolge verso il figlio, gli si avvicina così da dargli un bacio a stampo sulle labbra e poi gli sussurra “Tu sei il mio guerriero, la mia forza ma questa volta sono io a dare forza a te, non ti permettere di abbandonarmi!”, il figlio gli fa un cenno con la testa come per dire “Non ti abbandonerò!” e subito via in sala operatoria….
Sembra essere una storia da serie televisiva, sembra quasi un episodio di Grey’s Anatomy, ma invece è tutto vero!
Un ragazzo semplice, che era uscito insieme ai suoi amici solo per divertirsi senza nuocere a nessuno, si è ritrovato a rischiare la propria vita, per cosa poi?!?…per niente!
Ha rischiato la vita solo perché al Mondo esistono parecchie teste di cazzo che andrebbero chiuse nelle carceri e buttate le chiavi così da farle marcire lì dentro!
La vita è preziosa e non la si può perdere in una discoteca mentre ci si sta divertendo con gli amici per colpa di qualche testa calda, non è giusto!
La vita è un dono e come tale bisogna custodirlo e farne un qualcosa di magnifico!
Infine il ragazzo in questione è uscito dalla sala operatoria alle 6.00 e ricoverato in rianimazione per una breve ma intensa osservazione medica/chirurgica ma è vivo ed è stato salvato alla grande!

Grazie per la tua testimonianza grande Antonio!

redazione

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