Scampia

Lettera dell’infermiera del San Giovanni Bosco: “Noi salviamo vite, la camorra non ci appartiene”

L’ospedale San Giovanni Bosco è finito nuovamente nel mirino dei media nazionali dopo l’inchiesta che qualche giorno fa ha colpito l’Alleanza di Secondigliano, il cartello camorristico controllato dalle famiglie Contini, Mallardo, Licciardi, che gestiva anche la struttura sanitaria della Doganella.

Stiamo parlando però di episodi e indagini relative a un periodo di tempo che si conclude nel 2015. Nonostante questo, è bastato poco per gettare nuovamente fango su un ospedale che è ripartito da diversi mesi, sottraendo alla camorra il parcheggio e il bar, che venivano gestiti senza alcuna autorizzazione, e combattendo i continui sabotaggi di pochi dipendenti e alcuni membri dei sindacati che, silenziosamente, continuavano a mettere in cattiva luce il San Giovanni Bosco con la storia delle formiche e delle blatte.

Lascia sgomenti sentire un ministro della Salute della Repubblica italiana invocare lo “scioglimento” di un ospedale, che tra le tante cose ha anche salvato la vita al giovane Arturo, l’allora 17enne accoltellato alla gola e in più parti del corpo da una baby gang lungo via Foria. Sciogliere un ospedale per episodi legati alla criminalità organizzata e risalenti a diversi anni fa, così come accertato dalle indagini, senza pensare ai tanti dipendenti che ogni giorno garantiscono assistenza ai cittadini.

E’ bastata questa inchiesta, i 125 arresti e la rumorosa fuga di Maria Licciardi ‘a piccerella, a dare in pasto alla politica e all’opinione pubblica temi e argomenti datati, già affrontati e risolti negli ultimi mesi.

Pubblichiamo una lettera che una infermiera dell’ospedale ha destinato al commissario straordinario dell’Asl Napoli 1 Centro Ciro Verdoliva, chiedendo rispetto e dignità:

Caro Commissario sono un’infermiera dell’ASL Na1, ma prima di tutto sono un’infermiera del San Giovanni Bosco e, capirà bene, che alla Gogna noi ci siamo da N tempo. Io lavoro da 30 anni in quell’ospedale, ci sono nata, ci sono cresciuta e sono diventata una professionista, ed una mamma. Mi creda, è un dolore per me, oggi, sentirmi accomunata ad un mondo che non mi appartiene, sentire dire da un ministro della Repubblica, che il San Giovanni Bosco “deve essere sciolto”…. E con esso quindi anche tutti i lavoratori onesti che in quell’ospedale hanno dato e danno a tutt’oggi l’anima, svolgendo il proprio lavoro tra mille difficoltà? Mi sento davvero umiliata a sentirmi chiamare collusa di un sistema a cui non appartengo… Io pensavo di dover indossare la mia divisa al mattino quando cominciavo il turno di lavoro e di dover dare sollievo alle sofferenze altrui, ed invece, probabilmente mi sbagliavo. Dovevo indossare un’armatura e combattere come un supereroe, ed anziché svolgere il mio lavoro quotidiano, avrei dovuto indagare ed intrigarmi degli affari loschi che altri facevano, e poi fare rapporto chissà a chi….
Non è così che funziona, io sono stata assunta per salvare vite umane non come agente segreto e se lei oggi tiene alla mia dignità ed a quella di tutti i professionisti seri ed onesti del San Giovanni Bosco, ha il dovere di difenderci dalle accuse e dalle calunnie che ci vengono mosse dall’opinione pubblica e da chicchessia. NON CI LASCI SOLI.

La risposta del Commissario Ciro Verdoliva:

Gentile Tiziana, capisco molto bene il senso delle sue parole e l’amarezza che prova in questo momento.
Riesco a comprenderlo perché la stessa amarezza la provo e l’ho provata tante volte. Da commissario ad acta per l’Ospedale del Mare e da direttore generale del Cardarelli (ruoli che ho svolto con orgoglio) so bene cosa si prova a lavorare a testa bassa e senza clamori, raggiungere ogni giorno risultati importanti e vivere la frustrazione di veder fare di tutta l’erba un fascio.
Tutto questo però non deve e non può fermarci, i grandi traguardi si tagliano realizzando un passo alla volta.
Quando sono arrivato alla guida della nostra ASL mi sono proposto un risultato ambizioso: restituire dignità a questa Azienda e a tutti i lavoratori onesti che la compongono. Le assicuro Tiziana che il mio peggior difetto è l’essere molto testardo. E se questo è l’obiettivo fossato, questo sarà il risultato.
Con garbo che è tipico di chi ha dedicato la propria vita agli altri lei mi chiede di non essere lasciata sola, che nessuno venga lasciato solo. Le assicuro che sino a quando sarò al comando di questa della nostra ASL lei è nessun altro dipendente sarà lasciato a se stesso.
Comprendo che a volte possa essere difficile andare avanti senza farsi prendere dallo sconforto, essere additati come criminali o collusi. Il tempo, però, è galantuomo.
Oggi tutti ci attaccano è ancora una volta puntano il dito contro la solita Napoli del malaffare, molti lo fanno per qualunquismo, altri per strumentalizzazione politica. Altri ancora solo per ignoranza.
Purtroppo, anche questo per onestà va detto, abbiamo prestato il fianco. Io dico che il lavoro svolto dalla magistratura è un lavoro preziosissimo, perché ci aiuta a fare pulizia e riportare la luce in zone di grande oscurità. Tutti noi che lavoriamo con grande impegno in una Sanitá difficile è schiacciata da decenni di malversazioni paghiamo un prezzo molto alto. Per ciascuno che non fa il proprio lavoro o che peggio ancora si presta al malaffare, altri 10 sono chiamati a supplire e a fare più del dovuto. Per esperienza le dico che è nelle difficoltà che le grandi squadre ottengono i successi più luminosi. Mi creda non è retorica, ne sono veramente convinto. 
Dunque, se necessario, continuiamo a indossare la nostra corazza da supereroi e andiamo avanti uniti. 
NON LASCIATEMI SOLO, IO NON LO FARÒ MAI CON VOI.
Ciro Verdoliva

Ciro Cuozzo

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