Nei quartieri popolari di Napoli non è affatto una novità imbattersi nel suono esplosivo dei fuochi d’artificio. Bombe, tric-trac e vere e proprie batterie sono spesso fatte scoppiare tra i vicoli del centro e non solo.
Un fenomeno che ha radici antropologiche e sociali (quindi culturali) ben precise. Da un punto di vista della cronaca tali episodi si verificano in ambito camorristico: per festeggiare un’arresto, una scarcerazione o l’arrivo di una partita di droga da smerciare.
Da quello folcloristico, invece, possiamo identificare un duplice motivo: quella della serenata e della religione, aspetti che molte volte coincidono. Infatti, quando sono previste feste e cerimonie (quindi anche battesimi, comunioni e matrimoni) è usanza alla vigilia dell’evento o qualche giorno prima, fare un concertino che puntualmente si conclude con l’esplosione dei fuochi.
Infine, botte e petardi, sono fatti scoppiare al termine di processioni di Santi e Madonne ai quali sono legati determinati quartieri attraverso la propria parrocchia. Proprio come un gran finale, al termine del rito religioso rigorosamente accompagnato dalla banda musicale di turno, è possibile ascoltare l’esplosione delle batterie e guardare i lampi e le luci dei fuochi.
In merito, sono tante le segnalazioni pervenute al giornale. Leggendole abbiamo capito una cosa. L’usanza di usare petardi e fuochi artificiali, non è più rilegata al fine settimana o a qualche tarda serata infrasettimanale. Sembra che a Napoli ogni giorno vi è una buona occasione per “sparare” botte e batterie.
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