Unite dall’amore per il boss ma anche dai proventi che derivavano dalle estorsioni: erano pienamente coinvolte nell’imposizione del “pizzo“, la moglie, ma anche l’amante, di una delle sette persone arrestate oggi dai carabinieri di Torre Annunziata nell’ambito dell’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Napoli su appalti e camorra a Torre del Greco.
Si tratta di Franca Magliulo, 50 anni, moglie del capo clan Maurizio Garofalo, 47 anni, (anche lui arrestato) e Raimonda Sorrentino, 53 anni, amante del boss dalla cui relazione era nato un figlio che, dunque, la legittimava ad avanzare la richiesta dei proventi estorsivi. Tutti gli arrestati sono ritenuti affiliati ai clan Di Gioia-Papale e Falanga di Torre del Greco .
Sono accusati di avere imposto il “pizzo” alle ditte edili che, nel comune vesuviano, erano impegnate nella raccolta dei rifiuti solidi urbani e nei lavori di recupero dell’edificio comunale, ex pescheria borbonica, di Largo Costantinopoli, da adibire a Comando di Polizia Municipale. Fatti che sono finiti sotto la lente di indagine degli inquirenti già dal 2012.
L'”OCCHIO” DEL CLAN –I clan riuscivano a sapere quali fossero gli appalti deliberati e a quali ditte erano stati assegnati grazie a uno degli arrestati, Ciro Vaccaro, 54 anni, che svolgeva il ruolo di “collante” tra imprese e camorra. È quanto emerge dall’indagine su appalti e camorra a Torre del Greco con sette arresti. Anche con il contributo dei collaboratori di giustizia gli inquirenti hanno scoperto che ad essere sottoposte a estorsioni dai clan Di Gioia e Papale era anche la società “Ego. Eco. srl” di Cassino, vincitrice della gara d’appalto sull’igiene urbana indetta nel comune di Torre del Greco nel marzo 2012, una ditta risultata contigua a Vaccaro: grazie alla sua intermediazione infatti la società assunse un presunto affiliato ai Falanga.
IL SISTEMA – Tra i “dominus” delle attività estorsive è risultato essere Garofalo, 47 anni, per gli investigatori esponente di rilievo dei Papale. Gli investigatori ritengono di avere scoperto un vero e proprio “sistema Vaccaro” grazie al quale era possibile attuare una gestione “ad personam” delle gare pubbliche: Vaccaro, con il placet della malavita locale, si era accreditato “con arguzia e scaltrezza”, come interfaccia qualificata a concludere delicati accordi con alcuni imprenditori, disposti ad accollarsi una quota estorsiva pur di aggiudicarsi una gara d’appalto bandita dal Comune o per evitare di ricevere danni al cantiere. <
“Un pensiero per tutti quanti“: cosi’, testualmente, riferisce nel corso di un’intercettazione ambientale l’arrestato, una frase che, per gli inquirenti, è significativa e racchiude in poche semplici parole il cuore del “Sistema Vaccaro“. Nei confronti di Vaccaro è stato anche eseguito un sequestro preventivo d’urgenza emesso dalla Procura della Repubblica di Napoli – DDA – relativamente a beni mobili, immobili e quote di società per un valore complessivo di tre milioni.
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