“I campioni non si fanno nelle palestre. I campioni si fanno con qualcosa che hanno nel loro profondo: un desiderio, un sogno, una visione“, queste parole sono impresse in una gigantografia in esposizione alla mostra dedicata a Muhammad Ali, in scena al Palazzo delle arti contemporanee di Napoli (PAN).
Sono tante le frasi indimenticabili pronunciate dal campione di box nato Cassius Clay e convertitosi poi all’Islam ma questa la trovo particolarmente significativa. Queste parole di Ali spiegano tutto, non solo per quanto riguarda lo sport, ma sul come affrontare la vita.
La mostra al Pan dedica un piano intero a fotografie inedite del grande campione. Non è un’esposizione che ha tanto materiale o un allestimento particolare, ma le foto sono bellissime. Colpiscono, soprattutto alcune gigantografie.
Quelle che mi hanno emozionato più delle altre sono relative all’Ali più intimo. Quello lontano dalle telecamere, quello in palestra ad allenarsi tra fatica, sudore e sacrificio. Un volto, uno sguardo – quello di Ali – capace di raccontare una miriadi di sentimenti.
Eppure, una delle immagini più toccanti, per quanto mi riguarda, la si incontra all’inizio del percorso: un’altra gigantografia in bianco e nero. Ali è sul ring prima di un combattimento. Sotto di lui il pubblico che lo applaude e lo incita. Il dettaglio, Ali è di spalle.
Una cosa non da poco, per un uomo che da sportivo è diventato una leggenda. Ali era spesso circondato da tante persone, familiari, manager, allenatori, giornalisti, politici, esponenti della religione islamica. Eppure, uno dei suoi più grandi “demoni” era la solitudine.
Ma Ali era un pugile, chi combatte sopra un ring è abituato a stare da solo. È abituato, soprattutto, ad affrontare il proprio nemico più grande: se stessi. Ali ha fatto tutto, il campione, il politico, il rivoluzionario.
Le sue origini fatte da un misto di schiavismo, religione, creatività e un bisnonno bianco, gli hanno donato una ricchezza di cui lui era forse consapevole, così come Ali era consapevole delle sue forze e delle sue debolezze.
Nello specifico, risalta nella mostra, un ring posto al centro di una sala espositiva. Tutto intorno vi sono le date degli incontri di Ali, nel centro alcuni filmati della sua carriera. Poi spazio a due televisioni, poste in due aree diverse dell’esposizione, che mandano in onda molti spezzoni della vita di Ali.
Di quest’ultima non tutto è condivisibile ma prima di diventare mito, Ali è stato un uomo. E per quanto bello, forte ed elegante, commetteva anche moltissimi errori. Un pò come tutti i geni che vivono vite difficili a causa degli schemi imposti dalla società.
Ma la vita e le imprese di Ali sono state così straordinarie che qualsiasi evento e iniziativa ad esse dedicate, strapperanno sempre lacrime e sorrisi. Così come Ali faceva quando combatteva fuori e dentro al ring.
LA LOCANDINA –
ALCUNE FOTO –
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