Agguato in ospedale, Verdoliva: “Drappelli sono deterrente, l’unica ricetta è denunciare”

“I drappelli sono un deterrente così come la militarizzazione degli ospedali, gli operatori medici devono lavorare in serenità e lucidità”. Sono le parole di Ciro Verdoliva, commissario dell’Asl Napoli 1 in seguito all’agguato avvenuto venerdì notte, 17 maggio, nel cortile dell’ospedale Pellegrini.

Il manager della più grande azienda sanitaria partenopea torna sulla notte dell’orrore vissuta nel nosocomio della Pignasecca dove si è precipitato nelle prime ore della mattinata.  “Il mio posto era lì, ho trovato personale turbato, impaurito” spiega a VocediNapoli a margine dei “Sabato dello Screening” a Pianura, periferia ovest di Napoli, dove sabato ha fatto tappa il camper dell’Asl per le visite gratuite di prevenzione.

“Quando sono arrivato alle 7.45 li ho trovati tremolanti, pallidi, preoccupati ma anche scocciati per quello che hanno subìto. Devo dire che questi professionisti sono rimasti sul luogo di lavoro e hanno continuato a servire i pazienti presenti e quelli arrivati nel corso della giornata. Voglio dire loro grazie per la professionalità dimostrata: non era scontato, non era banale, sono rimasti sul posto di lavoro e gliene sono grato”.

Su quale possa essere la ricetta per contrastare situazioni del genere, Verdoliva ribadisce che il compito dell’Asl che dirige è quello di “garantire salute” non “stare in guerra”. “Noi siamo quelli della seconda linea. Questi sono problemi endemici della città. C’è un grande sforzo della Procura e delle forze dell’ordine per assicurare alla giustizia queste persone in breve tempo. Allo stesso tempo – spiega – devo dire che la densità di questi episodi, così come la crudeltà, è diventata talmente forte che il processo di abbattimento e di combattimento richiede grandi sforzi. Ci vorrebbero più persone per contrastare questi fenomeni”.

“La prevenzione c’è – sottolinea – noi vediamo solo quello che accade. Ma il lavoro di prevenzione di Procura e forze dell’ordine non lo riusciamo a percepire ma c’è. Quello di venerdì è un episodio forte che mi ha fatto parlare di teatro di guerra perché vedo gli operatori sanitari come uomini in prima linea disarmati. Il nostro mestiere è un altro e quindi bisogna fare veramente qualcosa”.

Secondo il commissario dell’Asl la soluzione dalla quale ripartire è solo una: “Non ho alcuna ricetta. Quello che posso dire è che bisogna esporsi, parlare, denunciare, fornire informazioni nei posti giusti, negli organi competenti. Solo così possiamo aiutare tutte quelle persone che lavorano per garantire la nostra sicurezza”.

Idee chiare anche sulla richiesta del reinserimento dei drappelli di polizia negli ospedali o, addirittura, della militarizzazione degli stessi. “Mettere i drappelli in tutti gli ospedali mi sembra impossibile con la carenza di organico che c’è – chiosa Verdoliva -. Lo vedo come un deterrente figurativo così come l’idea dell’esercito. Gli ospedali sono luoghi di cura dove gli operatori devono essere sereni e lucidi per garantire salute, per salvare una vita. Oggi non è più come prima, l’uomo in difesa non trasmette più a determinate persone quello che poteva essere un rispetto d’onore. I tempi sono cambiati”.

“Non c’è cura ma solo impegno, di tutti, non dobbiamo mai pensare “vabbè tanto lo fa quello”. Iniziamo a metterci la faccia, a impegnarci in prima persona. Se ogni cittadino di Napoli lo facesse non saremmo sempre in prima pagina per gli orrori di cronaca ma anche per le nostre eccellenze, che ci sono e sono tante. Basta guardare già all’interno dell’ospedale dei Pellerini per capire quanto cose buone ci sono. Quelle negative sono molto più forti dal punto di vista mediatico. Noi dobbiamo fare in modo che non accadano più e questo lo si può fare mettendoci la faccia, senza paura”.

Ciro Cuozzo

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