È sempre spiacevole, quando in un momento di quotidiana vita civile di una città, bisogna assistere alla sua militarizzazione e alla possibilità di scontri che potrebbero provocare dei feriti. Ma è evidente che i tempi attuali non sono né normali né pacifici.
Da una parte l’emergenza criminalità che imperversa a Napoli dopo gli ultimi e gravi episodi di cronaca, dall’altra un Ministro leghista che ama fare in città le dovute passerelle grazie al ruolo istituzionale che ricopre.
Attenzione allarme criminalità, non sicurezza. La cosa è diversa e i dati lo dimostrano. La questione non è infatti rilegata al solo aspetto dell’illegalità, principio che purtroppo regna sovrano in molti strati della società napoletana.
La questione è relativa anche alla sfera culturale, economica e sociale della città. Per questo Salvini, dalla propaganda anti – terrona è passato a parlare di Napoli come fulcro di un piano di “Unità nazionale” per contrastare le organizzazioni mafiose.
Così a fronteggiarsi ieri fuori la Prefettura, come al solito, le forze dell’ordine e gli antagonisti dei centri sociali. Ai primi va il plauso di non aver ceduto alle tante provocazioni e di aver gestito la situazione in modo egregio.
Troppa enfasi è stata data dai quotidiani e dai telegiornali alle piccole tensioni avvenute dopo la fine della conferenza stampa di Salvini. Tuttavia, bisogna riconoscere che tra i collettivi dei centri sociali ci sono individui che scendono in piazza solo per manifestare la propria violenza.
È un fenomeno che va condannato, così come stampa siamo pronti a fare lo stesso con gli abusi commessi dagli uomini in divisa. Infine, dopo il dispiegamento di Polizia e Carabinieri, i cori dei manifestanti e il ringhiare dei cani al guinzaglio degli agenti, è arrivato il comando che ha messo fine a tutto: “Abbasssate gli scudi e levate i caschi“.
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