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Agguato a piazza Nazionale, il barista che ha soccorso Noemi: “Non ci siamo accorti subito del proiettile”

Una semplice giornata di lavoro che si è trasformata in un ricordo indelebile per Roberto, 51enne napoletano dipendente del Caffè Élite, il bar dove la piccola Noemi e la sua famiglia si trovavano al momento della sparatoria avvenuta in piazza Nazionale. È stato proprio lui il primo a soccorrere la bimba esanime, come si vede dal video ripreso dalle telecamere dei palazzi nei pressi del bar e che l’uomo ha guardato con le lacrime agli occhi e i brividi, come ha ammesso in un’intervista a Il Roma.

Ai giornalisti Roberto ha raccontato la sua esperienza quel terribile pomeriggio: “Ero come al solito al bar, lavoravo come tutti i giorni. Stavo alzando le tende quando ho sentito gli spari. Mi sono voltato e ho visto di fronte a me una signora ferita, intorno a me scappavano tutte le persone che stavano consumando ai tavolini all’esterno del bar e gli altri passanti. Anche io, spaventatissimo, inizialmente mi sono allontanato un po’, poi sono tornato indietro e in quel momento ho visto la bambina per terra, non si muoveva. L’ho raccolta quasi tremando e l’ho portata all’interno del bar”.

Parole, quelle del 51enne, che mostrano il terrore e lo sgomento provati in quei momenti frenetici. “Una volta all’interno del bar ho levato il giubbotto alla bambina, non perdeva sangue ma non reagiva. Immediatamente dopo è arrivata la zia, io mi sono assicurato che conoscesse davvero la bimba e poi le ho lasciate andare in bagno insieme con la mamma. L’hanno spogliata e a quel punto si sono accorte che c’era un proiettile, sembrava quasi un neo. A quel punto sono intervenuti i soccorsi e la bambina è stata portata via insieme con il resto della famiglia. Non li conosco, ma prego affinché la bambina stia presto bene”.

Nonostante l’esperienza abbia lasciato Roberto scosso, l’uomo ha ammesso di non sentirsi in pericolo. “Non credo che la zona sia particolarmente pericolosa, ma ho avuto tanta paura in quel momento, è assurdo essere coinvolti in vicende come queste”.

 

Elisabetta Fasanaro

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