La storia degli operai di Caivano, stabilimento comprato con i soldi della liquidazione

Hanno combattuto per non perdere il posto di lavoro, e alla fine ce l’hanno fatta. È la storia dei 51 dipendenti della ex Italcables di Caivano (comune in provincia di Napoli), che messi davanti alla prospettiva del licenziamento hanno deciso di rimboccarsi le maniche e con i soldi della liquidazione sono riusciti ad acquistare lo stabilimento nel 2015, dando la luce alla Wbo Italcables, che produce trefolo e filo per cemento armato precompresso.

Lo stabilimento, costruito tra gli anni Sessanta e Settanta dalla Radelli Tecna, è stato acquistato nel 2008 dalla Italcables, a sua volta di proprietà della società portoghese Companhia Previdente. Nel 2009 la Companhia ha dovuto affrontare una grossa crisi, ed è stata costretta a chiudere i suoi tre stabilimenti, siti a Sarezzo (Brescia), Cepagatti (Pescara) e Caivano.  “Trovarsi improvvisamente senza lavoro è stato durissimo – ha raccontato Pasquale Crespa, elettricista, a Repubblica Napoli -Dormivamo nello stabilimento perché temevamo ci rubassero i macchinari. Senza dimenticare tutti gli ostacoli della burocrazia”.

In quel momento gli ex dipendenti hanno deciso di non arrendersi, ma il percorso che hanno fatto per arrivare dove sono oggi è stato difficile. “È stato un dramma sia il momento della chiusura che la decisione di costituire una cooperativa – ammette il caposquadra Antonio Oliva. –C’era il rischio di poter perdere tutto in pochi mesi”.

Nel 2015, sfruttando una legge del 2013 che riconosce la prelazione a favore dei lavoratori di imprese in crisi, i lavoratori della ex Italcables ce l’hanno fatta, e hanno fondato la Wbo Italcables (“wbo” significa “workers buyout”, cioè un’azienda acquistata dai suoi stessi dipendenti). “Abbiamo acquistato lo stabilimento, pagando l’ultima rata nel novembre dello scorso anno, abbiamo impegnato tutto quello che avevamo, ovvero la mobilità, presa in un’unica soluzione anticipata, e l’abbiamo investita nel capitale sociale della cooperativa – racconta Raimondo Liberatore, direttore dello stabilimento. –È stato come lanciarsi senza paracadute”.

La Wbo Italcables è ormai una società affermata: non è la prima Wbo fondata nel settore metallurgico nel Sud Italia, ma è certamente quella di maggiori dimensioni. Nel 2017 ha infatti fatturato 18 milioni e mezzo rispetto ai 2 milioni circa del 2015.

“Riprendere a lavorare è stato un sogno, continua ad essere un sogno ma siamo consapevoli di non poter commettere errori. Sentivamo di essere competitivi e bravi nel nostro lavoro, con tanti sacrifici anche economici stiamo trovando la quadra.” spiega Oliva. “Adesso sembra tutto semplice, ma la decisione di creare una cooperativa è stata molto combattuta perché c’era il rischio di perdere tutto quello che avevamo. Facendo sacrifici e tanta autogestione, sentiamo di essere sulla strada giusta“.

Elisabetta Fasanaro

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