Napoli, operazione di solidarietà per ricostruire il corpo ustionato del bimbo senegalese

Ancora una volta Napoli si contraddistingue per il suo spirito di solidarietà. È stato ricoverato ieri al Vecchio Policlinico un bimbo senegalese di 12 anni, Cheikh Ndiaye, che a 6 mesi è rimasto vittima di un terribile incidente. Un incendio divampato nella capanna dove viveva con i genitori, nel suo villaggio in Senegal, ha infatti lasciato terribili ustioni sul suo corpo, limitando la funzionalità della parte superiore e trasformandone l’aspetto: ancora oggi Cheikh non può chiudere gli occhi, ha problemi di respirazione ed è incapace di usare le mani correttamente.

Secondo quanto riportato da La Repubblica, l’associazione umanitaria Emergenza Sorrisi, che organizza spedizioni nei paesi del Terzo Mondo, ha notato il bambino a Dakar e insieme alla madre Dia Ndiaye l’ha portato a Napoli, dove un’équipe del Vecchio Policlinico si è offerta di aiutarlo a migliorare la sua condizione. Secondo il coordinatore del team Gianpaolo Tartaro, ordinario dell’Università Vanvitelli e direttore di Chirurgia maxillo facciale, la permanenza di Cheikh a Napoli dovrebbe concludersi entro il 19 marzo salvo complicazioni.

“Sul volto abbiamo previsto una serie di lembi di rotazione con innesti multipli. E questo anche per ricostituire l’anatomia normale del labbro -ha spiegato Tartaro- per i polsi e le mani invece correggeremo la torsione e grazie ad innesti microchirurgici ricostruiremo le regioni dorsali”.

“Ogni volta che partecipiamo a una missione, cerchiamo di operare più bambini che possiamo, ma ci sono casi come quello di Cheikh che necessitano di strumenti e strutture adeguate a causa della particolare difficoltà dell’intervento da effettuare” spiega Fabio Massimo Abenavoli, presidente di Emergenza Sorrisi. “A Dakar abbiamo ritrovato anche Mame, una ragazza senegalese che abbiamo operato al Policlinico Gemelli di Roma e che aveva un gravissimo tumore alla mandibola. Ora sta bene, ha una vita normale e ha anche ripreso gli studi. Quando siamo nei paesi in trasferta umanitaria lavoriamo a fianco dei medici locali per trasferire competenze e conoscenze. Un primo seme che speriamo porti nel tempo anche alla creazione di presìdi ospedalieri dove potranno essere curate anche le patologie più complesse”.

Nonostante si sia ormai concretizzata la speranza di migliorare la situazione di Cheikh, Tartaro non nasconde la sua indignazione: “Abbiamo dovuto affrontare vere e proprie peripezie per portare il ragazzo a Napoli, e questo a causa delle nefaste norme restrittive imposte dalla legge Salvini. Una vergogna”.

Elisabetta Fasanaro

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