La vicenda dei tre ragazzi dell’Augusto Righi di Napoli che hanno vinto un concorso di robotica internazionale e cui non possono partecipare poiché la scuola non ha i fondi per pagargli il viaggio in America ha avuto grande risalto a livello mediatico in Italia.
Tutto il Belpaese si è scandalizzato: come è possibile che per un concorso così importante, la cui partecipazione costa qualche migliaio di euro, non si trovano le risorse per presentarsi?
A quel punto tutta l’Italia solidale è scesa in campo. Così leggendo i giornali di questi giorni scopriamo che, secondo il Corriere del Mezzogiorno, a finanziare il viaggio è stata una importante catena alberghiera. Per La Stampa di Torino è stato un imprenditore, naturalmente piemontese, presidente di un’importante azienda che opera nell’automotive, mentre un comunicato della terza rete Rai afferma che “Il TG3 ha deciso di farsi carico del viaggio negli Stati Uniti a tre ragazzi dell’Istituto tecnico industriale Augusto Righi di Napoli”.
La politica certamente non poteva starne fuori. Luigi Di Maio, in affanno da ogni punto di vista, ha cavalcato la notizia e lanciato a mezzo Facebook la sua iniziativa che avrebbe coinvolto “tutti i parlamentari e i consiglieri regionali campani” e con cui dice di aver raccolto “la somma che serve per dare a questi tre ragazzi geniali la possibilità di realizzare il loro sogno”. Ma non è stata da meno la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati che ha fatto sapere che Palazzo Madama sosterrà la trasferta.
Insomma la solidarietà si è trasformata ben presto in visibilità a buon mercato. Tutti, infatti, hanno voluto dare una mano ai tre giovani per finanziare la trasferta. Il problema però non è trovare chi metta poche migliaia di euro per mandare tre ragazzi a Boston, ma chi è disposto a mettere milioni di euro per le scuole? Ben venga la solidarietà, ma adesso è il momento di preoccuparsi di cose strutturali per la scuola, l’università, la ricerca del nostro Paese e non cavalcare solo l’onda mediatica.
A fare chiarezza un comunicato congiunto tra l’Istituto Righi e il Sabato delle Idee, l’iniziativa che ha dato risalto a questa vicenda. Nella nota si leggono le parole della preside dell’istituto di cui fanno parte i tre giovani che ha confermato che il problema della missione a Boston è stato già risolto da giorni prima che iniziasse la gara di visibilità. Ora sul tavolo resta il vero problema come hanno spiegato Rettori e Scienziati uniti in un nuovo e più ampio appello. “Quello che serve da parte delle istituzioni è un intervento strutturale per rispondere al vero problema sollevato dagli studenti del Righi: la carenza della dotazione strutturale delle scuole italiane e del Mezzogiorno in particolare per essere competitivi sul terreno delle nuove tecnologie con i grandi colossi internazionali (dagli Stati Uniti alla Cina). Il risalto mediatico di questa bella storia deve accendere i riflettori più in generale sugli investimenti in ricerca e in formazione che vedono l’Italia agli ultimi posti in Europa perché per vincere la sfida della competitività internazionale occorre sostenere concretamente i nostri cervelli invece di costringerli ad emigrare“. Adesso staremo a vedere se spenti i riflettori nelle stanze della politica ci saranno le azioni concrete che tanti altri ragazzi come Davide, Mauro e Luigi si aspettano.
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