Dopo pochi giorni che i pesci sono a contatto con l’acqua pregna di cocaina, quest’ultima si potrebbe accumulare nel cervello, nei muscoli, nella pelle e in altri tessuti delle anguille. Il rischio è questo genere alimentare potrebbe finire sulle nostre tavole.
Questo avviene soprattutto nei fiumi vicini le grandi città e colpisce i pesci con la carne più grassa. Secondo la ricercatrice dell’Università Federico Secondo di Napoli, Anna Capaldo: “Questi animali affrontano migrazioni anche di 6mila chilometri, che richiedono riserve di energia e muscoli in perfetta salute per essere completate. Ma la cocaina rischia di impedirlo, perché dalle analisi i muscoli sono risultati danneggiati e con cambiamenti negli ormoni presenti. E l’anguilla non è l’unica specie ad essere esposta, anche i pesci stanziali potrebbero avere conseguenze dalla presenza di cocaina nell’acqua a queste concentrazioni. Inoltre bisogna pensare che sono presenti anche molte altre sostanze pericolose, da altri stupefacenti a farmaci a metalli e l’effetto combinato è da valutare, cosa che vorremmo fare in uno studio successivo“.
Per quanto riguarda l’essere umano: “Abbiamo visto che c’è una certa bioaccumulazione nel muscolo, che è la parte che mangiamo. Non sappiamo però cosa succede quando l’animale muore, e l’effetto che ha la cottura. Anche qui servono altre ricerche“, ha dichiarato la Capaldo.
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