In 10 hanno drogato con un drink e poi violentato la “milf” prima di vantarsene tra di loro in una chat su WhatsApp dal nome decisamente emblematico: “Cattive abitudini“. Emergono particolari assai agghiaccianti nell’ordinanza firmata dal Gip del Tribunale di Torre Annunziata che ha portato all’arresto di cinque dipendenti di un hotel di Meta, nella zona della penisola sorrentina, ritenuti responsabili, nell’ottobre del 2016, di violenza sessuale di gruppo ai danni di una cittadina britannica di 50 anni.
Coinvolti sarebbero in realtà almeno una decina di dipendenti, la metà dei quali non ancora identificata nelle indagini condotte dalla procura diretta da Alessandro Pennasilico e dagli agenti del Commissariato di Sorrento. Una sesta persona sarebbe stata individuata ma al momento risulta irreperibile.
“Droga da stupro”, orrore in un albergo di Meta: turista violentata da 10 dipendenti
I cinque finiti in manette – così come scrive Il Mattino – sono il barman Mino Miniero, allora 32enne di Portici, il suo collega Fabio De Virgilio, allora 24enne di Vico Equense, poi il vice cuoco Raffaele Regio, allora 21enne di Torre del Greco, e ancora Gennaro Davide Gargiulo, allora 21enne di Sorrento, e Ciro Francesco D’Antonio, allora 21enne di Torre del Greco. Quattro di questi cinque dipendenti già da tempo non lavoravano nella struttura alberghiera di Meta. Appresa infatti la denuncia della turista, la direzione non aveva rinnovato i contratti stagionali dei quattro lavoratori.
Il quinto – così come fatto sapere dalla direzione pubbliche relazioni dell’albergo di Meta – è stato licenziato questa mattina. Il suo contratto a tempo indeterminato è stato rescisso per giusta causa. Si tratta di un giovane poco più che ventenne che aveva assunto la qualifica di aiuto cuoco.
Dopo le violenze – avvenute nell’ultimo giorno di vacanza prima nella piscina con “solo” due barman e poi in una stanza del personale dove la donna ha trovato ad attenderla circa una decina di persone – il branco si compiace nella chat “Cattive abitudini” dove vengono pubblicate foto e video girati durante le violenze. Uno di loro addirittura si lamenta con i colleghi: “Avete fatto i vostri comodi sul mio lenzuolo…”. Altri per spiegare quello che è accaduto indicano così lo stupro: “Siamo stati a tavolone”.
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