Tradizioni

I tifosi della Juve affascinati dal sarrismo: “Con Allegri c’è il non gioco, vada via”

Il sarrismo ha contagiato i tifosi della Juve. Per una tifoseria abituata esclusivamente a vincere sta diventando un serio problema non giocare anche a calcio. La lezione di Sarri e del suo Napoli aveva già acceso delle spie nell’ambiente bianconero. La rete di Koulibaly ha forse fatto scattare definitivamente l’allarme. Tutti contro Allegri e il suo modo di intendere il calcio.

Tutti contro quell’allenatore che in quasi quattro anni di Juve ha vinto tre scudetti di fila (per il quarto è in vantaggio di un punto sugli azzurri a quattro giornate dal termine), altrettante Coppe Italia (la quarta potrebbe arrivare tra qualche settimana), una Supercoppa italiane e due finali di Champions perse contro Barcellona e Real Madrid. Sembra quasi un paradosso ma è così. Alla Juve si sono stancati di vincere giocando male, portando a casa vittorie con il minimo sforzo o decise da episodi.

Per una squadra che ha una rosa così ampia e ricca di soluzioni, è inammissibile – per i tifosi bianconeri – non riuscire ad esprimere un’idea di gioco concreta. Ieri nella sfida scudetto dell’Allianz Stadium di Torino l’ennesima delusione che ha mandato su tutte le furie i tifosi della vecchia Signora. Scendere in campo per non perdere, sbagliando anche gli appoggi più facili e non tirando mai verso la porta difesa da Reina (la punizione con deviazione di Pjanic, finita sul palo, non giustifica l’inoperosità del portiere spagnolo) ha lasciato interdetto l’esigente pubblico della Juve.

 

Allegri ha peccato di superbia e al 90′ è stato punito dagli dei del calcio. Perché se non ha un’idea di gioco stagione dopo stagione non può andarti sempre bene anche se la rosa è nettamente superiore alle avversarie. Due anni fa, al minuto 88′, fu Zaza a dare ragione ad Allegri al termine di un big match con il Napoli “non giocato”. Adesso i tifosi bianconeri hanno individuato il “colpevole” e, anche se la Juve dovesse vincere lo scudetto (ha due trasferte ostiche contro Inter e Roma, impegnate nella corsa Champions), difficilmente il loro malumore non inciderà nelle scelte future della dirigenza capeggiata da Andrea Agnelli.

Scegliere di “non giocare” un match chiave come quello di ieri potrebbe quindi costare caro al tecnico toscano che in conferenza stampa ha provato a giustificare la debacle con una serie di argomentazioni paragonabili a uno studente che si presenta impreparato all’interrogazione del prof.  Frasi come “abbiamo giocato 57 partite quest’anno, c’è chi invece ha deciso di uscire dalle Coppe a dicembre (chiaro il riferimento al Napoli, ndr)” oppure “il Napoli ha segnato all’ultimo, noi abbiamo preso un palo su punizione” evidenziano la difficoltà di un allenatore di assumersi le proprie responsabilità.

Ciro Cuozzo

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