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Stazione spaziale cinese sulla Terra: frammenti anche in Campania

Domani, 1 aprile, è previsto l’impatto con la nostra atmosfera terrestre della stazione spaziale cinese
Tiangong-1, che sta completando la sua lenta discesa verso la terra. La stazione, lunga circa dieci metri e
larga circa 3,5 metri, dal peso di circa 7500 kg, è partita sette anni fa, il 30 settembre del 2011, ed il suo
rientro è incontrollato, ma “non alla cieca”: tutte e le agenzie spaziali del mondo seguono costantemente la discesa della stazione, affinando ora dopo ora la precisione sulle zone interessate e sulla finestra temporale
in cui avverrà l’impatto con l’atmosfera.

Quello che è certo è che, dall’ultima previsione diramata dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) il rientro sulla
terra della stazione spaziale cinese è stimato per il 1 aprile alle 11.26 italiane, con una finestra di incertezza
di circa 12 ore, in cui la stazione, all’impatto con l’atmosfera, si distruggerà fondendosi a causa delle
altissime temperature generate dall’attrito con l’atmosfera stessa. Tuttavia, qualche piccolo frammento potrebbe superare questa fase è impattare sulla superficie terrestre. Fra le zone interessate in Italia, oltre alla Campania, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise, Lazio, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. Da inizio marzo è attivo un tavolo tecnico con l’Agenzia Spaziale e la Protezione Civile, a cui siedono anche
Enac, Enav e Ministero della Difesa.

Ma che cosa dobbiamo aspettarci? Come si legge nell’ultimo comunicato dall’ASI, “la possibilità che uno o
più frammenti della stazione spaziale Tiangong-1 possano cadere sul territorio italiano (terre emerse)
corrisponde a una probabilità stimabile intorno allo 0,2%. Le previsioni di rientro sono soggette a continui
aggiornamenti perché legate al comportamento della stazione spaziale stessa rispetto all’orientamento che
assumerà nello spazio e agli effetti che la densità atmosferica imprime agli oggetti in caduta, nonché a
quelli legati all’attività solare.”

Il Capo Dipartimento della Protezione Civile, Angelo Borrelli, ha annunciato che, in base agli aggiornamenti
forniti dal tavolo tecnico riunito in seduta permanente, valuterà nelle prossime ore la convocazione del
Comitato Operativo nazionale, sia per analizzare gli scenari che per prendere le dovute decisioni in tempo
reale.

Al momento il Dipartimento di Protezione Civile, sulla base delle ultime notizie fornite dall’ASI e dalla
comunità scientifica, fornisce ai cittadini le seguenti indicazioni:
• è poco probabile che i frammenti causino il crollo di edifici, che pertanto sono da considerarsi più sicuri
rispetto ai luoghi aperti. Si consiglia, comunque, di stare lontani dalle finestre e porte vetrate;
• i frammenti impattando sui tetti degli edifici potrebbero causare danni, perforando i tetti stessi e i solai
sottostanti, così determinando anche pericolo per le persone: pertanto, non disponendo di informazioni
precise sulla vulnerabilità delle singole strutture, si può affermare che sono più sicuri i piani più bassi degli
edifici;
• all’interno degli edifici i posti strutturalmente più sicuri dove posizionarsi nel corso dell’eventuale impatto
sono, per gli edifici in muratura, sotto le volte dei piani inferiori e nei vani delle porte inserite nei muri
portanti (quelli più spessi), per gli edifici in cemento armato, in vicinanza delle colonne e, comunque, in
vicinanza delle pareti;
• è poco probabile che i frammenti più piccoli siano visibili da terra prima dell’impatto;

• alcuni frammenti di grandi dimensioni potrebbero sopravvivere all’impatto e contenere idrazina. Si
consiglia, in linea generale, che chiunque avvistasse un frammento, senza toccarlo e mantenendosi a una distanza di almeno 20 metri, dovrà segnalarlo immediatamente alle autorità competenti.

Sergio Notari

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