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Napoletani scomparsi in Messico, l’accusa dell’altro figlio: “Venduti per 43 euro”

Francesco Russo ha deciso di tornare in Italia per stare vicino alla sua famiglia in un momento tanto difficile. Lui è l’altro figlio di Raffaele, il napoletano di 60 anni sparito dallo scorso 31 gennaio in Messico. Scomparsi anche Antonio e Vincenzo, il figlio e il nipote che stavano provando a cercarlo.

Il ragazzo di 27 anni era anche lui in Messico quando il padre, il fratello e il cugino sono scomparsi. Ha preferito tornare a Napoli per stare vicino alla sua famiglia, in un’intervista a Radio Rai ha dichiarato che non smetterà di cercare i suoi cari e non si darà pace finché non li avrà ritrovati. E poi ha spiegato cosa è accaduto a suo padre, suo fratello e suo cugino, che sarebbero stati venduti per pochi soldi a un gruppo di criminali:
I poliziotti del Messico per 43 euro di m…. hanno venduto tre connazionali, 43 euro, una vergogna inaudita“.
La famiglia si è detta arrabbiatissima per questa scoperta, l’ha comunicato Gino Bergamé il loro portavoce che all’Ansa ha detto:
I nostri familiari sono stati venduti per 43 euro ad una banda di criminali, poco più di 14 euro a persona… Siamo arrabbiatissimi. Le autorità italiane si muovano per tentare di capire cosa sia avvenuto. Noi speriamo siano ancora vivi“. 

L’ipotesi seguita dalla procura messicana è che i tre napoletani siano stati ceduti dalla polizia locale a un gruppo criminale operante nel territorio di Jalisco per ragioni che però sono ancora da chiarire:
Ora devono dire chi sono i criminali che hanno avuto in consegna mio fratello, mio padre e mio cugino“, ha dichiarato Francesco.

In merito alle accuse rivolte al padre Raffaele Russo e al fatto che potrebbe aver usato un’identità falsa, ha risposto:
Mio padre è una brava persona, andava a lavorare dalla mattina alla sera, ha 60 anni. Ma a prescindere da questo è una persona. Devono tornare a Napoli“.

La famiglia Russo non riesce a credere che ancora non siano stati fatti passi in avanti nella ricerca di Raffaele, Antonio e Vincenzo, secondo Francesco fino ad ora si è perso solo tempo:
Ora la vicenda è tutta italiana, fino ad ora abbiamo ascoltato solo chiacchiere. Tecalitlàn dove sono spariti mio padre, mio fratello e mio cugino è un villaggio, un gregge di pecore, possibile che le indagini fino ad oggi non abbiano portato a niente? Dal primo febbraio le autorità locali avevano tutti gli elementi utili a risolvere il caso. Anche la Farnesina e il Consolato italiano sapevano tutto“.
Intanto sono stati arrestati quattro agenti della polizia locale accusati di essere coinvolti nella sparizione dei tre napoletani, la famiglia si è appellata alle autorità messicane e italiane affinché facciano presto e ritrovino i loro cari.

redazione

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