Lo hanno atteso all’uscita del carcere di Secondigliano perché sapevano che da poco era passato in regime di semilibertà e lavorava nell’edicola-cartoleria gestita dal padre ad Arzano, comune a nord di Napoli, distante appena pochi chilometri dal penitenziario. Conoscevano perfettamente tutti i suoi movimenti e non hanno esitato ad agire subito, a bruciapelo, esplodendo diversi colpi di una calibro nove che lo hanno centrato in pieno volto.
ALTRO DETENUTO FERITO DI STRISCIO – Stava salendo nella sua vecchia Opel Corsa quando è stato raggiunto dal piombo della camorra. Cinque i bossoli raccolti dai carabinieri. Piombo che non ha risparmiato nemmeno un altro detenuto, un 42enne anch’egli in regime di semilibertà e con precedenti per reati contro il patrimonio. L’uomo stava andando a lavoro in un’azienda di arredamento a Boscoreale quando è stato raggiunto di striscio da una pallottola vagante. Cosa questa che non gli ha impedito di guidare e di raggiungere autonomamente l’ospedale di Boscotrecase, nel Napoletano, dove è stato medicato dai medici e giudicato guaribile in sette giorni.
I PRECEDENTI E IL NUOVO LAVORO – Sull’agguato sono in corso le indagini dei carabinieri che hanno acquisito le immagini delle telecamere di videosorveglianza presenti nella zona del penitenziario di Secondigliano. La vittima è stata arrestata già nel 2008 insieme ad altre 12 persone, tutte ritenute dalla DDA di Napoli affiliate o nell’orbita del clan Moccia di Afragola, che si erano accordati per la costituzione di società che sarebbero poi dovute subentrare nella gestione degli appalti nel cimitero consortile Arzano-Casoria-Casavatore. Successivamente Russo è finito nuovamente in carcere anche se da poche settimane, o addirittura giorni, aveva ottenuto il “privilegio” della semilibertà. Usciva la mattina e rientrava la sera nel penitenziario di Secondigliano. Andava ufficialmente a lavorare nell’attività commerciale gestita dal padre, una cartoleria di Arzano.
LE IPOTESI – Diverse le piste seguite dagli investigatori anche se quella che ha trovato sin da subito una priorità è quella che porta alla faida nata all’interno del clan Moccia, fortemente indebolitosi negli ultimi anni. Faida che ha già provocato diversi morti (Salvatore Caputo, 72 anni, e Remigio Sciarra, 52 anni) oltre a diversi ferimenti, l’ultimo in ordine temporale è quello di Gioacchino Cennamo, 36 anni, figlio del boss Antonio, detto Tanuccio ‘o malommo, deceduto nel febbraio scorso.
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